Manifestazione sotto Palazzo Lombardia

LItalia è un Paese da bonificare. In tutti i sensi. Dalla cattiva politica, dall’immobilismo, dalla corruzione. Dallo sporco che non solo contamina la nostra terra, da nord a sud, i nostri fiumi, i laghi, i mari, ma le coscienze che in nome del profitto e del malaffare hanno chiuso gli occhi su ciò che stava avvenendo nella nostra Penisola.

Reduci dalla due giorni che si è tenuta a Brescia, Puliamo l’Italia  (qui i racconti multimediali, storify, dell’evento) che ha visto la nascita del Coordinamento Nazionale Siti Contaminati, abbiamo avuto l’ennesima conferma di ciò che avevamo intuito lanciando questo progetto di informazione partecipata.

Non siamo soli, c’è un mondo di persone, dai singoli, ai comitati, all’associazionismo, fino agli amministratori locali fedeli al loro mandato di garanti della salute della popolazione e ai medici per l’ambiente, che ha a cuore il bene comune, un Paese migliore.

Cittadini reattivi  che non vogliono che i bambini siano costretti a giocare e convivere con diossine, PCB, emissioni tossiche. Dal campo di calcio di Casal di Principe, al cortile della Scuola Deledda di Brescia al quartiere di Tamburi a Taranto. Che non vogliono che le nuove generazioni non possano amare i corsi d’acqua, coperti di schiuma o peggio petrolio ed idrocarburi, come è successo sull’Olona e sul Lambro, come potrebbe accadere al nostro Po. O che siano portatori di sostanze tossiche, entrate nel ciclo alimentare, come è successo nella Valle del Sacco dove la popolazione è contaminata dal BetaEsaclorocicloesano e  a Brescia, dove le rogge che irrigavano i campi, sono state inquinate dai PCB (policlorobifenili) provenienti dalla Caffaro ed hanno avvelenato i bresciani.

Chi può volere che una scuola sia costruita su un terreno contaminato o  su discariche di rifiuti tossici? Nessuno,  eppure è accaduto a Milano, nel quartiere di Santa Giulia, in via di bonifica, è accaduto a Brescia e anche a Ferrara. Chi può volere, ancora, l’amianto, materiale che non è per nulla eterno e che provoca 4000 morti all’anno? Eppure, anche in una regione ricca come la Lombardia, per le mancate bonifiche, oltre Broni, Varese è la provincia lombarda con il più alto tasso di malattia (e mortalita?) per mesotelioma. E non è un caso che il Comune di Milano abbia deciso di stanziare, in tempi di tagli ai bilanci, 41 milioni di euro per rimuovere tutto l’amianto dalle scuole.

L’occupazione della Scuola Grazia Deledda di Brescia per chiedere le bonifiche

Non vogliamo fare allarmismo, non ci piace il catastrofismo. Ma come abbiamo raccontato da Mantova, dove lo scorso 25 settembre è nata la rete dei Sindaci per le bonifiche e da Brescia, ci sono dati, esperti, che confermano il quadro drammatico del disastro ambientale che si sta riflettendo sullo stato di salute dei cittadini di tutta Italia. Da Caivano a Brindisi, da Varese a Casale Monferrato.

A questo quadro aggiungiamo la voce di chi, come i cittadini di La Spezia, Vado Ligure, Brindisi, Taranto e tanti altri, non vuole più vivere accanto a ciminiere al carbone e alla diossina. C’è chi non si è abituato ad assorbire la dose quotidiana di “veleno“, come racconta molto bene Cristina Zagaria nell’omonimo romanzo che ci ha fatto conoscere la storia vera di un’altra cittadina e scienziata reattiva, come Daniela Spera che con Legamjonici, insieme a Peacelink e altre associazioni tarantine sta continuando a denunciare fino alla Comunità Europea, ciò che sta accadendo nella città dei due mari.

Ma, come ha scritto Daniela Patrucco su SpeziaPolis, nessuno nel Paese dei Veleni, il  libro denuncia curato da Antonio MusellaAndreina Baccaro, ha il copyright della “Collina dei Veleni“.  Perchè in ogni regione, in ogni città del Bel Paese ce n’è una. Le discariche abusive di rifiuti tossici, di oggi e di ieri, sono dappertutto. Da Montichiari a Caivano, passando per Pitelli, Terni e Mantova.

A ciò, aggiungiamo che, in un sistema che non ha ancora regolamentato lo smaltimento dei rifiuti industriali a livello nazionale (vedi il dramma SISTRI), in Lombardia come in Campania, sono le ecomafie a spartirsi la torta di tutto ciò che è il “movimento terra“.

Ce lo ha raccontato Daniela Mazzucconi, relatrice della scorsa legislatura della Relazione della Commissione Parlamentare sul  traffico illecito di rifiuti e i ritardi delle bonifiche. Così come Antonio Pergolizzi dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, curatore del Rapporto Ecomafia 2013.

Ciononostante, in questo panorama desolante, “l’informazione è la migliore prevenzione” ci ha confermato Pietro Comba dell’Istituto Superiore di Sanità, curatore del Rapporto Sentieri, e degli aggiornamenti che stanno seguendo.

Quindi ripartiamo.

Anche per questo siamo ancora qui a raccontare insieme a voi un Paese migliore che non si arrende, che vuole e pretende per sè e i propri figli un futuro migliore. Così come stanno facendo in Campania dove la popolazione non ci sta a piangersi addosso in silenzio ed è da mesi in continua mobilitazione. Fermento che sfocerà nella manifestazione del 16 novembre, “Fiume in Piena”, per chiedere, dalla Terra dei Fuochi, Stop al biocidio (per saperne di più leggere le inchieste e gli articoli su FanPage e ValigiaBlu).

Un’Italia, però, sottolineiamo, che non si limita a dire NO, a protestare, ma vuole capire, indaga, cerca dati e cause del proprio malessere e li documenta alle stesse istituzioni.

Manifestazione Stop Biocidio by Beppe Manzo

Da chi bonifica e mette in sicurezza le sponde di un fiume inquinato a chi progetta un marchio per tutelare le colture sane della Campania Felix. Da chi si batte per impedire installazione di impianti inquinanti su terreni ancora contaminati, a chi progetta il rimpiego delle aree dismesse da bonificare. Da chi si batte per avere accesso ai dati che riguardano la tutela della salute e dell’ambiente, che nell’epoca degli open data, non sono ancora un diritto assodato. A chi chiede a nome della collettività che chi ha inquinato paghi.

Questo progetto avrebbe potuto esaurirsi con la realizzazione della prima inchiesta multimediale. Abbiamo percepito dalla sua accoglienza che potevamo fare qualcosa di più, insieme a voi.

Ecco perchè, anche oggi, vi chiediamo di partecipare. Segnate sulla mappa il vostro lavoro sul territorio, dalle mobilitazioni agli incontri ai siti non ancora bonificati. Il web ci permette di fare informazione civica unendo la professionalità di giornalisti, le ragioni dei cittadini attivi, la passione di attivisti e volontari dell’ambiente.

Non chiudiamoci solo sui social network, rendiamo visibile e ricercabile il nostro impegno quodiano a chi, ancora non sa o non ha coscienza di quello che è accaduto e sta ancora accadendo nel nostro Paese.

Mettiamo in rete realtà diverse ma che hanno un obiettivo chiaro: acqua, terra, cielo puliti per tutti.

Nota bene: Cittadini Reattivi, come progetto di informazione indipendente non ha ancora sviluppato un modello che ne permetta la sostenibilità economica. Fare inchieste, raccogliere dati, creare infografiche, girare e montare video,  viaggiare su e giù l’Italia per raccontare il Paese migliore ha dei costi che non possiamo e vogliamo nascondere. Se avete qualche idea in proposito scriveteci! Noi ci stiamo lavorando…

 

 

 

 

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