Con un documento in 10 punti il neonato “Coordinamento Taranto” ribadisce la contrarietà allo scudo penale per l’acciaieria e chiede tutela per la salute e un futuro sostenibile per la città con i fondi del Just Transition Fund
“Oggi abbiamo incontrato il prefetto, la nostra delegazione comprendeva anche una paziente del reparto di Oncoematologia, Celeste Fortunato, le cui parole hanno fatto breccia nel cuore di tutti e a cui il prefetto ha prestato molta attenzione. Abbiamo presentato il nostro documento, dieci punti in cui mettiamo in evidendenza il nostro sostegno all’attività della magistratura e ribadiamo la nostra contrarietà al decreto Salva Ilva“.
Così il prof. Alessandro Marescotti, portavoce del neonato “Coordinamento Taranto“, nato il 9 gennaio, dopo che il governo italiano ha varato lo scorso 5 gennaio il quattordicesimo decreto Salva Ilva, re-introducendo lo scudo penale per coloro che amministrano e gestiscono il siderugico. Scudo e decreto che permettono cioè, lo ricordiamo, di proseguire a utilizzare gli impianti dell’ex Ilva, ora Accierie d’Italia, già messi sotto sequestro dalla magistratura nel 2012, come anche la sentenza di primo grado del Processo Ambiente Svenduto del 31 maggio 2021 ha ribadito e che ancora attualmente, attraverso il meccanismo dei decreti governativi, vengono invece utilizzati per la produzione di acciaio.
Solo un anno fa, ricordiamo, l’ONU inseriva Taranto tra le “sacrifice zone“, le aree più inquinate della Terra, anche a seguito della condanna da parte della Corte Europea per i Diritti Umani che ha più volte ribadito come lo Stato Italiano abbiamo preferito tutelare la produzione di acciaio rispetto al diritto di una vita privata e salubre dei propri cittadini.
Vita sana a cui la popolazione tarantina non sembra aver diritto, come la stessa Celeste Fortunato, affetta da leucemia, ha ribadito nell’incontro pubblico e davanti alla stampa e alle nostre videocamere.
“Nel mio reparto, così come nel reparto oncologico, perché certe realtà se non le vivi non le puoi conoscere fino a fondo, per non parlare poi se le vivi sulla tua pelle, i malati aumentano ogni giorno di più, i trapiantati al midollo osseo sono tantissimi. Il reparto è gestito da personale eccellente ma lavora a fatica perché siamo veramente tanti”.
Nei dieci punti del documento elaborato dal Coordinamento Taranto e presentato al Prefetto indicano come “il futuro di Taranto debba partire dall’osservanza scrupolosa della sentenza della magistratura (sequestro e confisca di impianti non compatibili con la salute pubblica) e dall’attivazione di alternative con il consistente fondo europeo della transizione giusta già stanziato (oltre 700 milioni di euro di JTF) nell’interesse dei lavoratori che vanno ricovertiti e riqualificati (il JTF lo prevede esplicitamente) e resi protagonisti di altre attività economiche e professionali orientate alla transizione ecologica”.
Sottolineando come “lo stabilimento ha ingoiato enormi risorse senza garantire l’occupazione ma rendendola sempre più precaria“. Fatto per cui gli stessi lavoratori si sono recati davanti a Montecitorio lo scorso 11 gennaio e manifesteranno durante lo sciopero generale del 19 gennaio.
Il coordinamento civico, in merito alla ventilata trasformazione green del siderugico, ventilata dagli amministratori locali, regionali e nazionali, ribadisce la propria contrarietà. “Riteniamo inaccettabile la proposizione di un modello di produzione definito “green” da realizzarsi tra molti anni, lasciando consapevolmente e colpevolmente per molti anni esposti agli inquinanti la popolazione ed i bambini e gli operai (con conseguenze considerate inaccettabili dalla scienza), prolungando ulteriormente un calvario sanitario che la magistratura ha cercato in tutti i modi di fermare applicando la legge. La CEDU ha condannato l’Italia per violazione dei diritti umani e l’ONU considera Taranto “zona di sacrificio”.
E denunciano: “Consideriamo grave la posizione politica di chiunque sull’ILVA faccia o auspichi scelte contro l’evidenza scientifica e contro l’autonomia della magistratura. Chi vuole continuare a produrre in queste condizioni non sta dalla parte della magistratura e non considera le evidenze scientifiche su cui la magistratura agisce, quindi non sta dalla nostra parte. Chi vuole continuare così è sempre più complice della “zona di sacrificio” e della violazione dei diritti umani stigmatizzata dall’ONU e dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Va detto stop al calvario sanitario di Taranto. Il 2023 deve essere l’ultimo anno di funzionamento di impianti che per la scienza producono un danno sanitario inaccettabile sia a 8, sia a 6 e sia a 4,7 milioni di tonnellate annue di acciaio. E che – secondo la Valutazione predittiva del danno sanitario realizzata nel 2021 dall’OMS – provocherebbero dalle 50 alle 80 morti premature evitabili nei dieci anni successivi all’attuazione delle prescrizioni del piano ambientale“.
Per questo scrivono i cittadini nel documento “riteniamo che non si possa procedere alla nazionalizzazione degli impianti perché sono attualmente sotto sequestro in quanto pericolosi per la salute e l’ambiente”. Dall’altra parte ribadiscono, “sosteniamo la nuova inchiesta della magistratura che contesta l’efficacia della messa a norma degli impianti e contestiamo lo scudo penale e il relativo decreto salva Ilva che serve a bloccare la magistratura“.
In merito all’impatto del siderugico sullo stato di salute della popolazione tarantina, il coordinamento sottolinea come siano importanti le quattro valutazioni preventive del danno sanitario, già redatte, relative agli impianti ILVA, in quanto tutte forniscono “rischio sanitario inaccettabile”. Per questo, ribadiscono “sottolineiamo che non ha senso richiedere o attendere valutazioni predittive che sono state già effettuate e che indicano la persistenza anche per il futuro, anche con prescrizioni AIA attuate, di conseguenze inaccettabili per la salute“.
Il coordinamento si esprime poi a proposito dell’installazione anche a Taranto di un nuovo rigassificatore. “Consideriamo pericoloso un eventuale rigassificatore perché già in passato la VIA lo ha considerato incompatibile con un’area industriale ad alto rischio di incidente rilevante.” Infine la delegazione ha chiesto di utilizzare i fondi europei per la transizione ecologica Just Transition Fund per salvare Taranto e riconvertire i lavoratori ILVA. “Tale fondo è stato istituito dalla Commissione Europea proprio per investire in settori diversi rispetto all’Ilva; quella è la strada, tutte le altre sono solo tentativi fallimentari; lo dimostra l’esperienza fin qui condotta con vari esperimenti di salvataggio e rilancio, uno peggiore dell’altro”, ribadiscono.
Infine il Coordinamento Taranto ha espresso solidarietà per Gad Lerner. “Portiamo la nostra solidarietà a un giornalista conosciuto e stimato come Gad Lerner, recentemente querelato dopo aver espresso le sue posizioni sull’inquinamento ILVA. La civile e libera espressione del pensiero deve continuare ad essere alla base del confronto e quanto avviene denota chiusura a ogni confronto“.

Fanno parte del Coordinamento Taranto: Art. 32 Diritto alla Salute Statte; Comitato 12 Giugno per le vittime del lavoro di Taranto; Comitato Circoscrizionale di quartiere; Comitato di quartiere Tamburi; Comitato Qualità della Vita; Comitato territoriale Arcigay Taranto; Coord. pazienti e famiglie della Struttura complessa di ematologia dell’Ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto; Coord. Taranto Pride; Donne e futuro per Taranto libera; Genitori Tarantini; Giustizia per Taranto; Hermes Academy; La Casa delle donne Taranto; Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie; LiberiAmo Taranto; LMO Lavoratori Metalmeccanici Organizzati; Lovely Taranto; Masseria Carmine; PeaceLink; Pittaggio del Baglio A.p.s.; Plasticaqquà Taranto A.p.s.; Tamburi combattenti; Taranto Lider; Taranto Respira; WWF Taranto.
Hanno aderito: il Comitato studentesco Liceo Galileo Ferraris – Quinto Ennio, Rosa D’Amato (europarlamentare); Luciano Manna (VeraLeaks); Progentes A.p.s. E.T.S.
Hanno dato la loro solidarietà con un videomessaggio: l’attrice Anna Ferruzzo, il regista Giuseppe Giusto; Roberto Lando de “Il cozzaro channel”, l’attore Massimo Werthmuller.
Hanno partecipato anche: Saverio De Florio; Max Perrini; Anna Svelto.
La politica che sostiene il Coordinamento: Europa Verde; FGC Taranto; Una strada diversa.
Nota dei promotori: “Il coordinamento è inclusivo e aperto a nuove adesioni”.
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