Neanche una settimana fa vi raccontavamo della sentenza del Consiglio di Stato che annullava l’ordinanza del sindaco di Taranto Melucci e la decisione del Tar di Lecce che, il 13 febbraio 2021, aveva ordinato che entro sessanta giorni venisse chiusa l’area a caldo dello stabilimento Ilva.
Una doccia gelata per i tarantini dopo la gioia per le sentenze di condanna per “disastro ambientale” nei confronti di 27 indagati scaturite dal processo ‘Ambiente Svenduto’.
Una doccia gelata durata poco però.
Neanche 24 ore dopo il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha firmato un decreto che imponeva all’azienda il completamento entro il 30 giugno 2021 degli interventi di adeguamento alle prescrizioni ambientali. Lo stesso Ministro ha così deciso per la chiusura della batteria n. 12 diniegando la proroga al gennaio 2022 richiesta dalla stessa azienda per la messa a norma.
La funzionalità della batteria 12 all’interno dell’Ilva è fondamentale perchè è la più grande del reparto cokerie dove, appunto, viene prodotto il coke che alimenta a sua volta gli altoforni. La conseguenza è che viene abbassata l’attività degli altoforni e, quindi, cala anche la produzione di acciaio.
La decisione di Cingolani si potrebbe registrare come un fatto storico: infatti, nessun ministro ha mai emesso un decreto di una simile importanza. Anzi, eravamo abituati ad analizzare e studiare i cosiddetti “decreti salva-Ilva”.
Gli ambientalisti e la cittadinanza attiva di Taranto hanno voluto, così, “festeggiare” il fermo della batteria n. 12 organizzando un sit-in davanti alla Prefettura della città.
Molti cittadini, diverse associazioni anche regionali e, in particolare, il Comitato per la Salute e l’Ambiente, hanno partecipato e, una delegazione, ha potuto incontrare il Prefetto per presentare nuovamente un esposto per segnalare il pericolo permanente per la salute e l’ambiente e per denunciare i continui eccessi di inquinanti emessi dallo stabilimento.
Una lotta che non si ferma e non si fermerà anche se, Lucia Morselli – amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia -, ha dichiarato che l’azienda ha già fatto ricorso al Tar contro il decreto del ministero.
Una battaglia contro l’inquinamento e contro uno stabilimento che continua a inquinare causando diverse patologie che colpiscono anche i bambini, soprattutto nei quartieri circostanti lo stabilimento. Gli studi che lo accertano sono sempre di più.
Cliccando su questo link, potete rivedere le prime dichiarazioni di Alessandro Marescotti presidente di Peacelink e Comitato per la Salute e l’Ambiente, di Giovanni de Vincentis presidente del WWF Taranto e di Giovanni Castellana per Genitori Tarantini ETS e responsabile del Comitato per la Salute e l’Ambiente, all’uscita dall’incontro con il Prefetto di Taranto.
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