“Siamo sudditi o cittadini? Se siamo sudditi ci facciamo governare, siamo oggetto del potere di altri. Se siamo cittadini siamo esseri pensanti”. Grazie a Nicoletta Parisi, per le sue parole di stimolo, necessarie per costruire coscienze civiche contro l’illegalità pronunciate alla prima lezione della nostra ReattiviX School, in cui abbiamo affrontato il perché segnalare, anche in modo anonimo, atti illeciti e corruttivi e come e chi può farlo secondo l’attuale ordinamento italiano.


Perché come ci ha ricordato la professoressa, ex consigliere dell’Autorità Anticorruzione e docente di diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano, “dobbiamo così esercitare i nostri diritti come la stessa Costituzione afferma”. La nostra Carta è attuale più che mai, infatti. “La Costituzione non è un oggetto antico, ma un oggetto molto attuale. Ci dice che abbiamo la libertà di espressione, il diritto di informarci e di essere informati, perché l’articolo 1 afferma che la sovranità appartiene ai cittadini. E allora chi è cittadino? Non una persona qualsiasi ma una persona che, secondo l’articolo 54 della Costituzione, ha un obbligo di fedeltà nei confronti della nazione.”

Non diritti e i doveri ma anche responsabilità personali, ha ribadito Nicoletta Parisi: “La persona che ha una funzione pubblica, ha un obbligo aggiuntivo: quello di assolvere questa funzione con capacità e dignità. Devo essere fiera di essere un dipendente pubblico per quello che faccio – non per quello che non faccio – perché sono pagata dalla nazione. L’art 1 ci dice che sono cittadino in quanto sono consapevole e conosco. Conosco per deliberare” ha ribadito. 

Un contributo fondamentale, quello di Nicoletta Parisi, per questo nostro percorso di conoscenza che ha regalato agli ascoltatori ulteriori spunti di riflessione: come poter affrontare situazioni opache, quanto sia importante la cultura della legalità – fin dalla giovane età – per contrastare l’omertà, fino a comprendere, insieme, come la legislazione italiana e quella europea siano attive per apportare maggiori migliorie alle leggi attuali.

Quella del whistleblowing, secondo la Professoressa Parisi, “è una tematica difficilissima da trattare perché è una tematica divisiva culturalmente”. E se in italiano, come la stessa Accademia della Crusca ammette, non esiste una parola per tradurre “whistleblower”, dobbiamo sviscerare il significato concettualmente, e allora: “il whistleblower ha una connotazione assolutamente dinamica. Si fa promotore di un’integrità nell’ente di appartenenza dove lavora perché considera che appartenere a quell’ente voglia dire essere un dipendente pubblico o privato integro. Quindi non sto ad aspettare il “nemico” ma mi faccio promotore di una situazione di integrità che non è solo quella della legalità ma molto di più. E allora cosa significa essere whistleblower in Italia? Significa essere una persona che merita una tutela perché si trova in situazioni temibili, ha sottolineato Nicoletta Parisi.

Quello che abbiamo imparato da questa lezione è che non bisogna tendere sempre e solamente all’interesse individuale, ma puntare all’integrità della vita associativa, pubblica o privata che sia. E questo è anche ciò a cui mira la legge n. 179/2017 sul diritto alle segnalazioni anonime nella Pubblica Amministrazione che, entro fine anno, dovrà essere modificata per recepire i dettami della Direttiva del Parlamento Europeo, n. 1937/2019.


Il primo obiettivo della direttiva è quello di disciplinare la tutela del whistleblower introducendo norme minime comuni di tutela, al fine di dare uniformità a normative nazionali ad oggi frammentate. (In Europa solo 16 paesi su 27 hanno una normativa specifica, ndr.) Come la stessa professoressa Parisi ci ha spiegato, c’è tempo fino a dicembre: le modifiche saranno diverse e mireranno ad estendere la tutela del whistleblower nel settore privato (in questo l’Italia è carente), a estendere le tutele anche ai familiari, amici e colleghi del segnalante ma, soprattutto si dovrebbe aprire, ufficialmente, un terzo canale per le segnalazioni.


Infatti nel nostro paese, così, il dipendente pubblico potrà segnalare in tre diverse modalità:

canale interno: la segnalazione arriverà al Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza;

canale esterno: si può segnalare all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) o ad esempio alle Procure;

canale pubblico: quindi, ad esempio tramite organi di stampa, enti o associazioni preparate a ricevere ed elaborare certi tipi di situazioni. Cittadini Reattivi, con la riapertura della pagina per le segnalazioni anonime, rientra proprio in questo terzo canale di modalità di segnalazione. 

E per fare ciò, come sottolinea la stessa Parisi, è “fondamentale anche la professionalità con cui si fa il mestiere di essere canale di segnalazione. La norma anche in questo caso deve essere chiara e deve saper proteggere il whistleblower e i suoi valori etici”.

Ma la professoressa Parisi ci ha fatto comprendere un ulteriore problema. In gioco c’è “non sia solo la tutela del segnalante, che è un problema gravissimo perché è difficilissimo tutelarlo in maniera effettiva ed efficace, ma la tutela, infine, è quella generale della situazione, compresa quindi la tutela del segnalato. Deve essere segnalata quella persona? E’ davvero responsabile di qualcosa? Il segnalante non è mai in una posizione apicale in una struttura. Se lo fosse, avrebbe gli strumenti giuridici e non, quelli fattuali, per cambiare la direzione e quindi raddrizzare l’illegalità. Rimane però sempre una persona che è in una posizione di asimmetria informativa. Esiste anche il caso per cui – in buona fede – sbagli perché si intesta un’integrità dell’ente in cui lavora e interpreta male la situazione”.

Come infondere la cultura della legalità nella società italiana? Nicoletta Parisi ci dice che dobbiamo partire dalle nuove generazioni perché: “i figli ci sanno educare! I figli ci educano, il che significa che dobbiamo cominciare proprio dalle scuole. Non dal liceo però, ma quando i bambini sono ancora piccoli, quando la loro mente è una spugna. A volte ci stupiamo che i nostri figli da un giorno all’altro imparino categorie concettuali grandissime senza che siamo noi a insegnargliele, ma le imparano perchè le vedono messe in pratica. Iniziamo dalla scuola a insegnare il rispetto delle regole, il che vuol dire ad esempio che non si bullizzano i compagni anche se sono in posizione di difficoltà o di minorità di qualsiasi tipo, fisico o intellettuale. E’ necessario avviare questo processo generazionale perchè non è istantaneo”. 

E riporta un esempio molto significativo di cosa vuol dire tendere alla cultura della legalità: Singapore ha fatto così: negli anni ’80 era il paese più corrotto di questo mondo, ha creato un’autorità molto forte di repressione della corruzione, di prevenzione e di law enforcement. Ha avviato un percorso di informazione ed educazione scolastica a partire dalle scuole elementari. Adesso è in cima alle graduatorie dei paesi virtuosi. Ma la cultura deve essere coltivata, non nasce da sola. Siccome da noi adulti gli esempi non vengono, ci vuole un piano educativo, un investimento culturale di educazione al rispetto delle regole, al rispetto dei propri valori: se hai un’idea la devi sostenere. E questo, non ce l’ha mai insegnato nessuno”.

Ecco, quindi che dopo questo incontro, sappiamo di aver posto qualche piccolo, ma significativo mattone per ricostruire anche tra gli adulti, la cultura della legalità, ampliare le nostre conoscenze sulla figura del whistleblower, su chi decide di segnalare in modo anonimo. Quali sono i suoi diritti e perchè è necessaria la sua tutela. Certo è che grazie a questo intervento di Nicoletta Parisi alla nostra la ReattiviX School abbiamo fatto un passo in avanti.

Qui l’intero programma della ReattiviX School.
Se ti sei perso gli incontri precedenti vai sul nostro canale YouTube e potrai rivederli.

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