Un’altra serata densa di significato e di contenuti è stata quella di venerdì scorso, come sempre andata in onda sulla nostra pagina Facebook e, come sempre, a firma #LiberaeCivica, la nostra newsletter. Abbiamo cercato di dare voce al malessere dei territori e al loro orgoglio, in un viaggio virtuale che collegasse il nord Italia al sud, più in particolare Venezia e Taranto, territori accumunati dai conosciuti problemi ambientali e sanitari.
Ne abbiamo parlato con Michele Boato, direttore dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, con Alessandro Marescotti presidente di Peacelink, con il nostro collaboratore e socio Nicola Petrilli e con Rosy Battaglia, la nostra presidente.
Il collegamento tra Venezia e Taranto è nato grazie al nostro lavoro sui territori, in particolare sull’Ilva di Taranto, lavoro che ha permesso al nostro Nicola Petrilli di vincere un premio per tesi di laurea, e così, di conoscere gli organizzatori del concorso, tra cui Michele Boato.


Un dibattito interessante per comprendere come l’attivismo civico, nato dal basso e dall’incessante lavoro di associazioni, comitati e cittadini, stia continuando lo sforzo per ottenere risultati, utili per tutti. Senza dimenticare quanto anche la politica sia al centro delle questioni sociali, economiche e ambientali. E, quanto, a volte, la lotta non-violenta possa portare a grandi risultati.
Un esempio? Le novità che arrivano da Taranto sul processo “Ambiente Svenduto”, uno dei più grandi e importanti processi ambientali d’Italia, dimenticato, però, dalla stampa nazionale.
A questo link si può seguire il processo grazie alle registrazioni di Radio Radicale.

Sono state importanti le parole di Marescotti che ha raccontato episodi di lotta “non violenta” e di manifestazioni ambientaliste che volessero in primo luogo “ribaltare la narrazione” sull’Ilva. A Taranto, l’impegno delle cosiddette “sentinelle ambientali”, deve essere d’esempio per tante altre realtà italiane – vedasi le inchieste legate al processo – e, come afferma lo stesso Marescotti: “eravamo considerati degli allarmisti, ma alla luce di tutto quello che è emerso, ora siamo riconosciuti come dei pionieri di un’indagine che ha svelato un problema molto più grave in termini di inquinamento e molto più grave in termini di intrecci tra Ilva e politica. La conclusione del processo sarà importante sia per il passato che per il futuro: sarà considerato una pietra che pesa sulla coscienza della politica. Ora la stessa politica, ci porta il rispetto che prima non aveva”.

Oppure, i racconti di Michele Boato sulle modalità di lotta venete, in particolare legate ai problemi ambientali di Marghera, affrontate in modo diverso rispetto a Taranto. Già dagli anni ’80 la reazione è stata duplice, dal boicottaggio verso le aziende coinvolte, fino al blocco delle navi all’accesso del porto, con piccole imbarcazioni. Boato ha ricordato anche che: “la via giudiziaria va seguita, perché paga. E si è visto con le denunce per il cloruro di vinile a Marghera che, dopo centinaia di operai morti, finalmente un operaio si è ribellato. Insieme a lui, abbiamo denuciato. Il pubblico Ministero ci diede ascolto, e vincemmo questa lotta”.

Se ti sei perso il dibattito, puoi rivederlo a questo link Facebook, o direttamente qui sotto, dal nostro canale Youtube.

E non dimenticare il prossimo appuntamento con le dirette #LiberaeCivica: giovedì 11 febbraio alle ore 18.30, parleremo di vaccini e Covid, di sanità pubblica e dei vari problemi sanitari lombardi con Isabella Mori, responsabile nazionale per le politiche di trasparenza e del servizio di tutela di Cittadinanzattiva e con Vittorio Agnoletto, medico, docente di Globalizzazione e Politiche della salute all’Università degli Studi di Milano, promotore della campagna europea Diritto alla Cura. #Right2cure. Nessun profitto sulla pandemia”.

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