Riportiamo il post pubblicato da Rosy Battaglia su Medium Italia (anche in inglese grazie alla traduzione di Gloria Schiavi)  che possiamo considerare il manifesto del nostro progetto di informazione civica, indipendente e partecipata. 

“Il giornalismo partecipato è l’atto specifico di invitare un gruppo di persone a partecipare con segnalazioni, come notizie, dati o analisi secondo un input mirato ed aperto, attraverso esperienze personali, documenti o altri contributi”.

Questa è la definizione di giornalismo partecipato o crowdsourcing journalism coniata dal Tow Center for Digital Journalism di New York e leggendo i risultati della guida da poco pubblicata, sono numerose le esperienze già collaudate nel mondo (tra quelle che ormai fanno scuola Propublica e The Guardian) dove

“crowdsourcing permette alle redazioni di costruire punti di ingresso del pubblico in ogni fase del processo giornalistico: dalla storia di partenza, alla pre-raccolta dati, dal data mining, alla condivisione di competenze specialistiche, dalla raccolta di esperienze personali, a continuare le conversazioni oltre il processo editoriale”.

Ed è proprio grazie ad un appello su KnightBlog di fine agosto, partito da Amanda Zamora, Senior Engagement Editor di Propublica, che ho appreso che dall’altra parte dell’oceano si stava lavorando per creare un gruppo di lavoro che mettesse in relazione tutti gli operatori dell’informazione che utilizzassero il crowdsourcing e l’attività di engagement verso le comunità. E’ nato così Crowd-Powered News Network, #cpnn, che in questo momento conta oltre 150 soggetti e progetti, che condividono metodi, idee, strategie per migliorare il proprio modo di fare informazione e relazionarsi con il proprio pubblico, di grande ispirazione e connessione di buone pratiche possibili.

Gruppo di lavoro in cui, nano tra i giganti è entrato anche Cittadini Reattivi, il progetto da me fondato nel 2013, che unisce giornalismo civico e dei dati, approccio che utilizza tutti gli strumenti possibili per coinvolgere le comunità, raccogliendo le loro informazioni, sul campo e dai social network. Ma che è anche focalizzato sul diritto di accesso dei cittadini alle informazioni e dati ambientali e sanitari, detenuti dalla Pubblica Amministrazione.

Da giornalista sociale prima e d’inchiesta poi, su temi di interesse pubblico, avevo constatato la necessità da parte del pubblico di approfondimento su temi come l’impatto ambientale e sanitario dell’epoca post industriale, la corruzione e l’illegalità legati ad essi, dentro e fuori le istituzioni. Argomenti affrontati, certo, dal grande giornalismo d’inchiesta televisivo che, però, non occupava altri spazi, come il web, presenti in maniera sempre più ridotta sui giornali e in generale nel sistema mediatico italiano, schiacciato tra potere politico ed economico.

Così, dal 2013, tutte le mie inchieste sono nate dalle storie raccolte attraverso la piattaforma di crowdmapping. Cittadini Reattivi non si limita a fornire informazioni occasionali, ma ha lo scopo di dare ai cittadini gli strumenti per la comunicazione e la condivisione (sito web, social network e crowdmapping), disponibili e consultabili nel tempo, sia per il giornalista civico che per le stesse comunità.

“Rispetto a questo mondo completamente cambiato dalle fondamenta, rispetto a questo nuovo sistema operativo sociale basato sul network, rispetto a questi ambienti culturali — perché di ambienti si tratta, e non di semplici mezzi — il giornalismo ha davanti una sola possibilità: ri-mettere al centro i lettori, perché l’alternativa è l’irrilevanza e il collasso totale della credibilità e dell’autorevolezza giornalistica (già fortemente indebolita)”.

Così diceva Arianna Ciccone, co-fondatrice dellInternational Journalism Festival di Perugia, nella sua Lectio all’Università di Urbino, intitolata “Contro i giornali, per amore del giornalismo” che analizzava lo stato dell’informazione in Italia, ad ottobre 2014.

Ecco, “ri-mettere al centro i lettori”. Che oggi non sono più “solo” lettori ma attori e produttori di informazione. Ed è a loro che da qualche anno, ho chiesto aiuto per sviluppare un diverso modo di fare giornalismo. Sperimentando e sbagliando, fino ad arrivare a raggiungere un metodo. Fino a poco tempo fa, infatti, era impensabile progettare e sviluppare inchieste giornalistiche in modo partecipato in Italia, così come è ancora poco diffuso tra i giornalisti italiani l’utilizzo dei Social Media (da twitter ai gruppi su Facebook) a scopo di investigazione e di relazione con il proprio pubblico. Attenendomi a principi fondamentali quali

“accuratezza, indipendenza, completezza, legalità” seguendo i quali, citando, Luca De Biase “l’informazione può essere considerata di qualità e che diventano “metodo e algoritmo nel momento in cui la loro responsabile applicazione è richiesta per poter utilizzare piattoforme comuni”.

Così su quei principi ho costruito un codice etico e di comportamento, trasferito dalla piattaforma web anche sui social network (facebook e twitter). Alla base un patto comune con la community che via via si è formata intorno a Cittadini Reattivi attraverso il crowdmapping sui luoghi inquinati ma anche grazie alla mappa sociale di storie, di cittadini reattivi, appunto, desiderosi di raccontare in prima persona l’impegno civico per migliorare la qualità della vita.

L’Italia è un Paese da bonificare, la prima inchiesta sui Cittadini Reattivi

I cittadini reattivi sono coloro che vedono per primi i problemi sul loro territorio e li denunciano molto prima di quanto non facciano le istituzioni. Mirano a tutelare i loro diritti, la salute dei loro figli, l’ambiente e migliorare la comunità di appartenenza. Ognuno di questi gruppi ha un forte impatto sociale e l’obiettivo è quello di moltiplicare tale impatto collegandoli insieme, condividendo informazioni ed esperienze, in qualità di “cane da guardia” delle istituzioni, promuovendo la diffusione degli open data e la trasparenza. Con l’idea di realizzare insieme anche in Italia, il “giornalismo investigativo per interesse pubblico”.

Dopo le inchieste del 2014 su La Nuova Ecologia (Veleni occulti) e Nòva Il Sole 24 ore (Trasparenza civica per le bonifiche), ad aprile 2015 ha visto la luce la prima inchiesta data driven su Wired Il prezzo dell’amianto, nata dal lavoro di raccolta informazioni, dati e storie delle comunità più colpite dalla fibra killer in Italia, attraverso la piattaforma di Cittadini Reattivi che, grazie al coordinamento di Guido Romeo insieme ai data journalists Gianluca De Martino , Davide Mancino e il fotoreporter Emanuele Cremaschi, ha visto “sposare” il giornalismo civico con il data journalism.

Il prezzo dell’amianto- L’inchiesta di interesse pubblico su Wired.it

Il risultato è un’inchiesta di interesse pubblico dove la storia principale ha generato una pista d’indagine con oltre 50 articoli e ha raccolto il sostegno, ad oggi, di oltre 68 mila cittadini attraverso la petizione promossa da Wired su Change.org #addioamianto (tutt’ora aperta) per chiedere trasparenza al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. A 23 anni dalla messa al bando della fibra killer che in nel nostro Paese ha causato ufficialmente, dal 1993 al 2014, oltre 21 mila morti.

Tutto ciò considerato che, oggi, in Italia, le inchieste in materia di ambiente e salute pubblica sono difficili, sia per mancanza di trasparenza, per corruzione e presenza di ecomafie, sia per le forti difficoltà di accesso ai dati detenute dalla Pubblica Amministrazione. L’Italia è attualmente al 73 ° posto nel World Press Freedom Index e non ha ancora una vera legge sull’accesso alle informazioni che tuteli i cittadini (vedi la campagna #Foia4italy).

Proprio per questo ho lanciato, insieme al gruppo di colleghi interessati a condividere il metodo del giornalismo civico unito al data journalism e al reportage (Riccardo Saporiti, Mara Cinquepalmi, Gloria Schiavi, Federica Mazzei, Vince Cammarata e l’art director Antonella Carnicelli) una nuova inchiesta multimediale partecipata su un tema molto sporco, quello dei rifiuti: da “#riciclozero a #rifiutizero in cui vogliamo mettere a fuoco la loro gestione in Italia, tra politiche votate all’incenerimento e il vuoto normativo che ha favorito il traffico illecito, fino alle buone pratiche di riciclo.

da #riciclozero a #rifiutizero

Per fare cio abbiamo anche aperto una piattaforma aperta ai whistleblowers, in collaborazione con il Centro Studi Hermes per la Trasparenza e Diritti Umani Digitali per raccogliere informazioni tutelando le possibili fonti anonime, fondamentali in una inchiesta di questo tipo. E come per tutte le mie precedenti inchieste, utilizzeremo il diritto di accesso civico alle informazioni, nell’Italia che sconta ancora la mancanza di un vero Freedom of Information Act, e della vera applicazione della Convenzione di Ahrus che ribadisce il diritto dei cittadini di accedere alle informazioni ambientali.

La campagna di raccolta fondi su Cittadini Reattivi

Questo è anche il motivo per cui ho fondato un’associazione senza scopo di lucro per la promozione dell’informazione e della formazione civica, che usi gli strumenti del monitoraggio civico per aumentare la conoscenza, l’uso dei dati aperti e l’esercizio del diritto di accesso alle informazioni.

Il primo seminario di formazione per giornalisti, CIVIC INN, realizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, data journalists (Mara Cinquepalmi), attivisti e esperti di accesso all’informazione (Guido Romeo per Diritto di Sapere e Ernesto Belisario per Foia4italy), docenti universitari per l’innovazione nella comunicazione pubblica (Daniela Vellutino, dell’Università di Salerno) e rappresentanti della società civile organizzata contro le mafie e la corruzione (Leonardo Ferrante di Libera — Gruppo Abele) ha avuto luogo proprio nelle scorse settimane, ci fa ben sperare che in Italia, giornalisti, attivisti e chi lavora per una Pubblica Amministrazione trasparente, possano lavorare insieme per rinnovare un bene comune indispensabile come l’informazione civica.

Ma spero, anche, che possano nascere collaborazioni internazionali per la produzione di nuove inchieste con metodi innovativi e partecipativi. Penso che sia essenziale, come ho imparato ascoltando i colleghi di tutto il mondo al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, che sia indispensabile confrontarsi per capire come tutti noi possiamo fare meglio il nostro lavoro di giornalisti, al servizio dei cittadini per costruire con e non per citando Laurenellen McCann.

Un bilancio tutto positivo? Non nascondo i problemi di questa avventura. Da una parte l’impossibilità di riuscire a pubblicare tutto il materiale raccolto che invece i cittadini aspettano e ai quale bisogna sempre rendere conto, così come la ricerca di format sempre più soddisfacenti per il pubblico, che è possibile solo creando una vera e propria squadra di giornalisti civici, data, visual e social media addicted, alla quale sto lavorando. Dall’altra la sua sofferta sostenibilità economica. Dopo il primo grant di Fondazione Ahref il progetto è rimasto attivo grazie al mio lavoro volontario e dalla vendita di inchieste ai media che hanno apprezzato il mio lavoro.

Devo ricordare che in Italia in questo momento non esistono fondazioni che finanziano il giornalismo indipendente e di interesse pubblico. Anche per questo, l’altra strada, oltre i grant internazionali, è proprio quella del sostegno del pubblico. E in questo senso il successo della campagna di crowdfunding di Valigia Blu, grande progetto di informazione indipendente e innovativo “Senza editori, senza pubblicità. Per i lettori, con i lettori” ci fa ben sperare.

A chi mi chiede da dove arriva tutto questo entusiasmo per affrontare un’impresa titanica come quella di voler innovare il giornalismo di interesse pubblico in Italia, rispondo con le parole di Josh Stearns, direttore della The Geraldine R. Dodge Foundation, collega in Crowd Powered News Network:

Just as Superman gets his powers from the sun’s rays, the locus of our power as journalists is the people we serve.

Così come Superman ottiene i suoi poteri dai raggi del sole, così la forza di noi giornalisti risiede nella gente che serviamo”.

 Rosy Battaglia
ps grazie a Roberto Favini per il titolo di questo post
21 dicembre 2015

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