“L’industria Caffaro non ha mai smesso di essere una fonte inquinante, ma il Comune di Brescia non si è costituito parte civile nel processo in corso contro i responsabili dell’inquinamento. E per noi è inaccettabile”. 

Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente ed esponente del coordinamento Basta Veleni, colui che per primo ha ricostruito proprio nel libro “Veleni negati, il caso Caffaro”,  la catena delle responsabilità che vedono, la città capitale della cultura 2023 essere al contempo, un “Sito di interesse Nazionale per le bonifiche”, ancora contaminato, punta il dito contro la nuova amministrazione bresciana.

Nei giorni scorsi, il 13 giugno, si è tenuta la prima udienza dibattimentale del processo intentato contro i responsabili dell’inquinamento causato dalla Caffaro, inchiesta giudiziaria che nel febbraio 2021 aveva portato al sequestro degli stabilimenti di Via Milano, proprio per le contaminazioni ancora in atto di mercurio e cromo. Ma mentre cittadini e associazioni, tra cui Medicina Democratica, Codacons, Lega anti caccia, si sono costituite parte civile, grandi assenti sono stati il Comune di Brescia e il Ministero dell’Ambiente, oggi MASE.

La nuova sindaca Laura Castelletti, succeduta ad Emilio del Bono, intervenuta su Radiondadurto rivendica la responsabilità della scelta: “sicuramente avrebbe avuto un valore simbolico, anche se a livello di sostanza non avrebbe portato a casa grandi risultati”.

“La mancata costituzione di parte civile della nuova amministrazione e del ministero indebolisce il lavoro puntuale del Pubblico Ministero, e questo ci preoccupa molto”, denuncia il prof. Ruzzenenti. La domanda è, quindi, sempre la stessa. Chi inquina paga, nel nostro Paese? Se gli stessi amministratori dei territori inquinati non si costituiscono contro gli inquinatori, tocca solo ai cittadini battersi per la salute e la tutela dell’ambiente? 

“Purtroppo è Brescia a creare un precedente- ribadisce Marino Ruzzenenti- per fortuna non è così dappertutto. A Colleferro, nella Valle del Sacco, dove ha sede un altro degli stabilimenti Caffaro, il Consiglio di Stato ha condannato la Caffaro Srl e il Comune di Colleferro avrà così diritto al risarcimento”, sottolinea Marino Ruzzenenti. Così è anche per la vicenda Eternit, dove il comune di Casale Monferrato si è costituito parte civile ed ha ottenuto, almeno con la sentenza di primo grado, una provvisionale milionaria. 

Sembrano lontanissimi i tempi in cui proprio grazie all’impulso dell’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, erano ripartite le procedure per le bonifiche e contemporaneamente la magistratura, nell’ottobre 2019, aveva spiccato avvisi di garanzia per coloro che siedono oggi sul banco degli imputati: i vertici della Caffaro e l’ex commissario straordinario del Sito di Interesse Nazionale, designato dallo stesso ministero, ma proveniente proprio dall’amministrazione bresciana.


Vicenda intricata, ricordiamo che sulle industrie Caffaro la commissione d’inchiesta parlamentare sulle ecomafie dedicò nel 2017 un intero rapporto. Inquinamento con ricadute ormai certe sulla salute della popolazione bresciana, con contaminazioni di diossina sin nel latte materno. Vicenda raccontata nel documentario-inchiesta “Io non faccio finta di niente”, che riprende le vicende dal 2013, a cui vi rimandiamo. Certamente Brescia è un altro caso da segnalare all’Unione Europea che ha aperto una consultazione pubblica in merito a come, negli Stati membri, si stia applicando il principio “chi inquina paga”.

Leggi tutte le inchieste e gli articoli su Brescia di Cittadini Reattivi dal 2013

Guarda il documentario-inchiesta “Io non faccio finta di niente” su OpenDDB

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