Dopo tre anni, due centraline per la misurazione del particolato atmosferico (Pm10 e Pm2.5), rimaste inattive, installate dall’Agenzia Regionale per l’ambiente (Arpa) nella città di Brescia, hanno iniziato a funzionare. Un successo ottenuto dalla mobilitazione di Basta Veleni, il coordinamento delle associazioni ambientaliste e dei comitati bresciani che dopo due anni di sollecitazioni, lo scorso novembre, aveva lanciato anche una petizione pubblica online. Centraline che come appurato dai cittadini, grazie a una richiesta di accesso civico alla stessa Arpa Lombardia, non erano ancora entrate in funzione per il ritardato allacciamento alla linea elettrica dall’ottobre del 2018.
Una vittoria del monitoraggio civico accompagnata dalle parole di Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente figura di spicco dell’attivismo ambientale bresciano e del coordinamento Basta Veleni. Un intervento tecnico, da vero esperto di citizen science che riportiamo integralmente e che esprime anche il grado di conoscenza di chi a cuore il proprio territorio, la salute e l’ambiente.
“Ribadito che Basta veleni è da sempre critico nei confronti del’agroindustria e degli allevamenti intensivi (sia per le emissioni locali che per quelle globali di gas climalteranti, sia per la dipendenza dai combustibili fossili ed il conseguente impoverimento della fertilità naturale dei terreni, sia per la centralità della produzione di carne insostenibile per l’ambiente e dannosa alla salute), il tema delle due centraline mancanti è legato direttamente all’inquinamento atmosferico nella città di Brescia.
Nei periodi critici prevalentemente invernali (calma di vento, alta pressione ed inversione termica) le emissioni dell’agricoltura hanno ovviamente una scarsa influenza sull’aria della città, dove prevalgono invece le emissioni locali degli impianti industriali ed energetici e del traffico (meno quelle dei riscaldamenti privati, sostituite da quelle dell’inceneritore e delle centrali A2A).
A Brescia città la rete di rilevamento non è per nulla “congrua con le direttive europee” e la normativa nazionale, perché allo stato non vi è operante una vera centralina di traffico come impone la legge. Esisteva in verità una centralina di traffico in via Bettole, ma venne chiusa perché dava livelli ritenuti troppo alti (si buttò via il termometro, per evitare la febbre ). E Brescia rimase senza centralina di traffico.
Per sopperire a ciò si rivalutò la centralina del Broletto, prima considerata di fondo, a centralina di traffico col risultato che questa ha dato negli anni costantemente valori inferiori a quella di fondo del Villaggio Sereno. Per correggere la clamorosa stortura si inserì nella zona critica di Brescia la centralina di Rezzato. Ma poiché nel 2018 sparò livelli di PM10 da record nazionale, come attestato da Ispra, nel 2019 si pensò bene da parte, presumibilmente, del Comune e della Regione di toglierla dall’agglomerato di Brescia sostituendola con quella più “addomesticata” di Sarezzo .
L’Arpa di Brescia, diretta da Maria Luisa Pastore, già nel 2017, su nostre insistenti denunce e pressioni, ha deciso di porre rimedio a questa situazione scandalosa e fuorilegge, collocando due nuove centraline in zone critiche, via Tartaglia e via Sabbioneta. Per tre anni non hanno funzionato. Perché? Forse perché si vuol tenere nascosta ai bresciani la vera gravissima situazione dell’inquinamento dell’aria della città? Eppure la conoscenze è condizione indispensabile perché si attivino provvedimenti efficaci per migliorare la qualità dell’aria nella nostra città. Questo è il senso della battaglia di Basta veleni per le due centraline.”
Il senso di una battaglia civica che ci riporta alla mente la storica Convenzione di Ahrus che riconosce il diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente che ne assicuri salute e benessere. La partecipazione ai processi decisionali, l’accesso alle informazioni e l’accesso alla giustizia sono riconosciuti come diritti che devono essere rispettati, pena la possibilità per il cittadino di ricorrere all’organo giurisdizionale. La Convenzione di Ahrus, ricordiamo, il nostro primo vero Freedom Of Information Act ambientale, è stata recepita dal governo italiano nel 2001 e diventata cogente con la legge 195/2005.
Il tema della qualità dell’aria in una delle città che tutt’ora resta tra le più inquinate d’Italia, in quella pianura Padana che, dopo il lockdown, è tornata ad essere una camera a gas, è al centro delle iniziative dei cittadini delle aree più congestionate della Lombardia tra cui appunto Milano e Brescia. Un tema che deve vedere la partecipazione attiva di tutti: istituzioni, enti di controllo, imprese e comunità, come lo stesso ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha sollecitato. Sia nel rivedere la mobilità e i trasporti, sia l’incidenza delle emissioni delle diverse attività antropiche (dagli allevamenti intensivi, alle industrie, ai trasporti, ai riscaldamenti) in una delle zone, ricordiamo, più inquinate d’Europa. Sia nel migliorare dialogo tra istituzioni e cittadini, nell’interesse pubblico e nel bene comune.
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