[da Valori.it] Vivere accanto a una centrale a carbone può portare a un aumento impressionante di mortalità per malattie cardiovascolari, respiratorie e tumori al polmone. La conferma arriva, per la prima volta, dallo studio «Mortality and hospitalization associated to emissions of a coal power plant», pubblicato su Science of the Total Environment. «Il rischio sanitario è così elevato che, prima usciamo dal carbone, meglio è. La decarbonizzazione è necessaria, non solo per salvare il clima, ma anche vite umane». L’appello di Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di ricerca dell’IFC- CNR di Pisae co-autore dell’’indagine epidemiologica, è perentorio.
Lo studio dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa, ha elaborato i dati di mortalità e ricovero di 144mila cittadini che, dal 2001 al 2013, hanno vissuto intorno all’area della centrale a carbone di Vado Ligure. L’impianto ha operato dal 1970 fino a cinque anni or sono, quando la Procura della Repubblica di Savona fece fermare gli impianti per «disastro ambientale doloso». Il processo è tuttora in corso.
Riportiamo la testimonianza di Renata Vela, cittadina e attivista di Finale Ligure che sta seguendo il processo a Savona
Dopo quasi un anno e una decina di udienze, siamo ancora in Tribunale a Savona, al processo per disastro ambientale e sanitario colposo contro 26 manager dell’azienda Tirreno Power, che gestiva la Centrale Termoelettrica di Vado Ligure con 2 gruppi a carbone VL3 e VL4, sequestrati nel 2014 dalla Procura, in quanto “minaccia per la salute e gestiti violando la legge”. Oggi siamo qui per ascoltare le testimonianze delle parti civili.
Il primo testimone è il medico cardiologo Ugo Trucco, Presidente dell’Ordine dei Medici in Provincia di Savona dal 2006 al 2017. Secondo l’Ordine, un medico non può limitarsi a curare i malati, ha una funzione sociale, deve cercare di capire quali sono le cause delle malattie. Quindi nello Statuto fu introdotto l’art.5 sui compiti di informazione su salute e ambiente, in quanto l’inquinamento ambientale è un fattore di rischio riconosciuto e la prevenzione primaria (ridurre le fonti di inquinamento che causano malattie) uno strumento indispensabile per tutelare la salute.
L’Ordine, molto preoccupato per l’incidenza notevole di malattie cardiovascolari e respiratorie, tra cui le asme infantili e di tumori, non convinto delle dichiarazioni tranquillizzanti di ASL2 e dello studio IST 2008 sulla mortalità, cui partecipò la dott. Vercelli, cercò di approfondire gli effetti della Centrale a carbone attiva per decenni all’interno di un centro abitato. Numerosi studi internazionali indipendenti rilevavano nocività per la salute di lavoratori ed abitanti. Quindi l’Ordine iniziò a segnalare la situazione di rischio sanitario in provincia di Savona, con varie lettere a Sindaci, ASL, ARPAL, con una propria relazione nel 2010, incontri con l’Amministrazione regionale e convegni; richiedeva la dismissione dei gruppi a carbone, obsoleti e non più migliorabili, che non potevano rispettare l’obbligo di usare le BAT (migliori tecnologie esistenti) e la completa metanizzazione della Centrale; purtroppo fu riscontrato scarso ascolto dalle Istituzioni pubbliche preposte alla difesa della salute.
Ascoltiamo poi testimoni di Associazioni ambientali della società civile, WWF, Greenpeace, Legambiente, che si sono schierate contro il potenziamento dei gruppi a carbone, riconoscendo l’esistenza di effetti nocivi per la salute, a volte mortali. Fanno riferimento ad altri studi indipendenti esistenti ed anche altre preoccupazioni che li hanno indotti ad agire, come il danno sul clima, che provoca catastrofi umanitarie, a causa della CO2 emessa dalla combustione di 5000 tonnellate di carbone ogni giorno.
Per ultimo ascoltiamo Gianfranco Gervino, portavoce di Uniti per la Salute, Associazione cui diedero vita alcuni cittadini nel 2007 per approfondire la questione della Centrale in mezzo alle case di Quiliano e Vado, che si oppose con vie legali al suo potenziamento (costruzione di un ulteriore gruppo a carbone VL6, che, secondo l’azienda Tirreno Power, “avrebbe diminuito l’inquinamento”). Ci furono incontri pubblici per portare a conoscenza di cittadini ed Autorità documenti importanti: Piano regionale di risanamento della qualità dell’aria basato su biomonitoraggio dei licheni (ottimi evidenziatori di inquinamento), da cui risultava una sofferenza lichenica in cerchi rossi di raggio 50 km attorno alle 3 centrali a carbone (Savona, Genova, La Spezia); studio ARPAL sui sedimenti dei fondali marini superficiali e profondi, che documentava alla foce del fiume Quiliano un enorme e inaccettabile inquinamento da metalli pesanti e altre sostanze chimiche, che superavano di decine di volte i limiti consentiti. Poi convegni, incontri con Amministratori, Ordine dei Medici e Associazioni del territorio; raccolta di 7000 firme, cortei, partecipazione a Conferenze dei Servizi; infine, a causa della bassa capacità di comprensione del problema da parte di Assessorati regionali e Ministeri nazionali, azioni giudiziarie con diffide, ricorsi ed esposti.
Peccato non poter ascoltare tanti amministratori pubblici locali e regionali che avevano la responsabilità di controllare l’operato dell’azienda e di pretendere il rispetto delle norme: non hanno tutelato la salute, malgrado ripetute richieste di cittadini e medici; la loro posizione è stata stralciata, quindi non sono più indagati; anzi, la dott. Minervini, dirigente dell’Assessorato regionale all’Ambiente, sentita come testimone, ha dichiarato di non … ricordare il proprio operato su molti punti fondamentali.
Ci domandiamo se avranno giustizia le vittime passate e future del disastro, malati rinnegati dall’azienda che, in regime di auto-certificazione, non rispettava leggi e prescrizioni (quantità di zolfo nel carbone e nell’olio combustibile, misuratore dei fumi al camino, …); i lavoratori sono consapevoli di essere le prime vittime? I gruppi VL3 e VL4 sono ora chiusi, ma il desiderio di giustizia è ancora presente: una vera bonifica delle aree e un Registro Tumori, che nella nostra provincia non esiste; vogliamo capire se viviamo in una terra salubre.
Renata Vela
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