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Fino al 31 gennaio 2016, sono state 947 le contestazioni, mentre le persone denunciate 1.185. La nuova legislazione a protezione dell’ambiente nel monitoraggio di Legambiente
A otto mesi dal varo della legge contro gli ecoreati, su 4.718 controlli effettuati al 31 gennaio 2016, sono già 947 infrazioni accertate contestate, 1.185 le persone denunciate, 229 beni sequestrati pari a un valore di 24 milioni di euro.
I dati provengono dal report Ecogiustizia è fatta presentato il 22 marzo da Legambiente alla Camera, che fa il punto sull’applicazione della legge 68 del 29 maggio 2015 in collaborazione con Corpo forestale, Comando Tutela dell’ambiente dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di finanza e Capitanerie di porto.
“Questi mesi stanno già dimostrando tutta l’efficacia del nuovo sistema sanzionatorio“- commenta Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, l’associazione ambientalista che ha sostenuto per prima, ventuno anni fa, la creazione di una norma penale che includesse i reati contro l’ambiente. “Ora occorre istruire e formare le forze dell’Ordine e gli enti di controllo dalle Arpa alle Capitanerie di Porto, ma anche le Polizie Municipali, su come applicarla al meglio“.
La legge 68 del 29 maggio 2015 ha istituito per la prima volta nel codice penale italiano una serie di reati che prima non esistevano o erano solo di tipo contravvenzionale: dal reato di inquinamento ambientale, alla morte o lesioni da esso causate, al reato di disastro ambientale, a quello di traffico e abbandono di materiale ad alta radiottività, all’impedimento del controllo fino all’omessa bonifica
Che sia fondamentale la presenza dello Stato lo confermano i numeri e il tipo di reati contestati che vedono coinvolte quasi tutte le regioni italiane. A partire dal Lazio con ben 134 contestazioni, con 121 denunce e 17 sequestri, seguito dalla Campania con 95 reati contestati e il maggior numero di persone denunciate ben 137. Al terzo posto la Toscana, con 73 denunce, l’Umbria con 68, l’Emilia romagna con 67, la Puglia con 62, la Lombardia con 58. Mentre per numero di sequestri rimane in testa la Puglia con 28 operazioni, seguita dalla Calabria (25), e dalla Toscana (22).
Scendendo nei dettagli, i reati contestati e denunciati dalle Forze dell’Ordine sono di ogni genere, ma saltano all’occhio i 118 casi di inquinamento ambientale, ora puniti con l’articolo 452 bis del codice penale e le ben 30 infrazioni accertate di disastro ambientale (art.452 quater c.p.). Analizzando i reati per settore di intervento, lo scenario è desolante. Si va dal sequestro degli impianti di depurazione di Amalfi e Praiano, nel gioiello naturale della Costiera amalfitana, a quelli messi sotto sigillo in Sicilia, a Ribera, Licata, Agrigento e Sciacca, fino a quelli del Comune di Crotone. Alle troppe aziende di trattamento e gestione rifiuti, come ricordato già dalla Direzione nazionale antimafia nella relazione del 2015 e dal rapporto No ecomafia, che commettono ogni genere di illegalità. Cosi come i reati perpretati da imprese di costruzione, vitivinicole, olearie, zootecniche, chimiche fino ai laboratori di analisi e i presidi ospedalieri.
Tra le maggiori inchieste spiccano quelle campane. Dal sequestro, a opera del Corpo forestale dello Stato, della mega discarica abusiva ex Pozzi di Calvi Risorta, una delle più grandi di Europa, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dieci pesone che dovranno rispondere di disastro ambientale e omessa bonifica. Altrettato grave, svelato dall’operazione dei Noe di Napoli insieme al personale dell’Ente Parco, lo sversamento di rifiuti di ogni generi da sostanze oleose ai fanghi industriali e di depurazione, nel fiume Sarno. Così come il sequestro per disastro ambientale e smaltimento illecito di rifiuti, di due impianti di produzione a biomasse presenti in provincia di Cagliari, nell’operazione Terra Nostra, tra Corpo forestale, Guardia di finanza e coordinata dalla Dia. E il sequestro dell’area di cantiere a Molo Fornelli a La Spezia, mentre erano in corso le opere di dragaggio in porto.
Molti restano anche i reati contestati in regime sanzionatorio, cioè puniti con ammenda secondo il dgls. 152/06. Su 4.204 controlli sono 774 le infrazioni accertate, con 948 denunce e 229 sequestri pari a un valore di oltre 13 milioni di euro. Molte di esse riguardano le inottemperanze rispetto al rispetto dei valori di emissione in atmosfera, così come il mancato rispetto delle Valutazione di impatto ambientale.
A fronte degli effetti della nuova legge sugli ecoreati che fare, ora? “Bisogna rendere ancora più incisive l’azione di prevenzione e contrasto all’illegalità ambientale – ricorda Rossella Muroni, presidente di Legambiente – per questo abbiamo preparato un pacchetto di otto proposte per favorire lo sviluppo sostenibile e l’economia legale a partire dall’approvazione definitiva del Ddl sulle riforma delle Agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) che arriverà in Senato nelle prossime settimane“. Così come l’istituzione di un Fondo nazionale, sul modello del Superfund americano, per bonificare i siti orfani, abbandonati dalle industrie dismesse e che restano a carico di cittadini, comuni e Stato e l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo.
In questo nuovo scenario decisivo anche l’apporto della commissione di inchiesta contro il traffico di rifiuti illeciti presieduta da Alessandro Bratti, che sta effettuando, per la penisola, una serie di audizioni e sopralluoghi tra i siti più contaminati d’Italia, come l’ex Isochimica di Avellino e la Cemerad, deposito di scorie nucleari abbandonato a Statte, Taranto accanto all’Ilva. “Abbiamo chiesto al ministero di intervenire e ci siamo fatti carico, attraverso la creazione di meccanimi di accountability di attivare processi di controllo e interventi chiari, soprattutto quando si parla di bonifiche – ha dichiarato a Wired- In ogni caso nel momento in cui arriviamo nei territori, la macchina burocratica si attiva, le inchieste riprendono corso, segno che è necessaria una presenza attenta dello Stato”.

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