Tutti abbiamo bisogno di un’estate di tregua, dopo la crisi innescata dal Covid19. Ma la qualità dell’aria in Italia da nord a sud continua a essere preoccupante e poco considerata dalla politica, come testimonia l’avvio di una procedura di infrazione da parte dell’UE. Ed è per questo che occorre mantenere l’attenzione alta e in tutto il paese si moltiplicano le iniziative da parte dei cittadini a tutela della nostra aria. Dopotutto inquinamento atmosferico e surriscaldamento globale sono le due facce della stessa medaglia. Con ricadute preoccupanti sull’ambiente e la salute. E sui nostri polmoni.

La procedura di infrazione

Se il livello di inquinamento nelle nostre città era crollato durante il lockdown, è bastato qualche giorno di riapertura per tornare ai livelli usuali. Livelli troppo alti che necessitano un piano di controllo e di riduzione. La direttiva Nec (2016/2284) dell’Unione Europea stabilisce degli impegni nazionali di riduzione delle emissioni, mirando ad ottenere livelli di qualità dell’aria che non comportino impatti negativi significativi, nè rischi per la salute umana e l’ambiente. A questo scopo la direttiva prevede l’adozione da parte degli stati membri di programmi di controllo dell’inquinamento atmosferico nei quali devono essere definite le modalità per il raggiungimento delle riduzioni concordate delle loro emissioni annuali. Il programma andava presentato entro il 1° aprile 2019, ma a oltre un anno di distanza l’Italia non ha ancora provveduto.

E così il 2 luglio dall’UE è arrivata la lettera di costituzione in mora che costituisce il primo passo per l’avvio di una procedura di infrazione che concede ancora tre mesi per mettersi in regola. Il Ministero dell’Ambiente ha  garantito che entro fine anno provvederà a comunicare il piano. Nel frattempo che il piano venga ultimato ed applicato l’Italia è tra le peggiori posizioni in Europa per le morti da inquinamento. Secondo l’ultimo Air quality in Europe report, pubblicato nel 2019 dall’Agenzia europea dell’ambiente l’Italia ha il primato in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno e per l’ozono (3.000), mentre è al secondo posto per il PM2,5 (58.600).

L’Italia tra le prime per morti da inquinamento atmosferico

Eppure le ricerche mostrano che l’esposizione all’inquinamento aumenta il rischio e la gravità di infezioni alle vie respiratorie. Tra queste vi è anche il Covid-19 e già alcune ricerche suggeriscono una connessione tra l’esposizione alle micro polveri e la suscettibilità all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Proprio per chiarire meglio i legami tra Covid-19 e inquinamento, compresa la possibilità che le micro polveri fungano da vettore del virus è in corso il progetto PULVIRUS che vede la collaborazione di ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA, composto da ISPRA e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente)

Ozono oltre i limiti di sicurezza in Lombardia

Nel frattempo i dati che arrivano dalle reti di monitoraggio confermano le statistiche italiane sull’inquinamento. Malgrado un’estate che, in assenza di forti e durature alte pressioni, sta vedendo condizioni meteo in più favorevoli del solito alla dispersione di inquinanti, è bastato qualche giorno di bel tempo e scarsa ventilazione per vedere i livelli di ozono salire in buona parte della Lombardia fino a raggiungere la soglia di allarme alla stazione di Erba, come certificato dall’ARPA. In molte località della regione i livelli sono invece rimasti un po’ più bassi, ma comunque vicini o oltre la cosiddetta soglia di informazione, cioè a livelli pericolosi per i soggetti più sensibili anche per esposizioni di breve durata.

Il comune di Milano messo in mora dalle associazioni di cittadini

,Non stupiscono in questo contesto iniziative come quella intrapresa da una rete di associazioni ambientali (Il Comitato Rodotà, XR Milano, Friday for Future Milano, ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) Italia e ISDE Milano, I Gufi – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Cittadinanzattiva Italia e Lombardia, Slow Food Lombardia e l’Associazione Il Graal Italia – Movimento Internazionale di Donne – Associazione di Promozione Sociale) che alla luce degli elevati livelli di inquinamento dell’aria di Milano e della mancanza di politiche adeguate per affrontare il problema, hanno lanciato un appello al Comune di Milano e alla Regione Lombardia con una serie di richieste che vanno nella direzione dell’ecosostenibilità per abbattere l’inquinamento. Anche Cittadini Reattivi ha aderito all’appello, che per essere reso più incisivo è stato accompagnato anche, con la collaborazione dell’avvocata Veronica Dini, da una lettera al Comune di messa in mora.

Il piano salva aria sotto attacco in Sicilia

Certamente le iniziative a favore dell’ambiente hanno un costo e vanno spesso contro gli interessi di diversi settori produttivi. Così se a volte la politica è restia a prendere iniziative di tutela ambientale, capita che quando agisce venga apertamente osteggiata dagli industriali. E’ quanto sta succedendo in Sicilia dove finalmente dopo una lunga gesazione è stato varato il Piano di Tutela della Qualità dell’Aria. Il Piano però ha incontrato la forte opposizione delle aziende del polo petrolchimico di Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa che si sono lamentate della impossibilità di adeguarsi alle prescrizioni ambientali previste e sono giunte al punto di impugnare il Piano dinanzi al TAR. Per questo motivo come riportato nei giorni scorsi anche da Cittadini Reattivi, mentre c’è il timore che la regione possa capitolare, i comitati cittadini si sono mobilitati in difesa del Piano e hanno chiesto alle amministrazioni locali di firmare una delibera in sua difesa.

Il monitoraggio civico

La mancanza di un piano nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico si traduce anche in una carenza di monitoraggio con reti di controllo spesso sottodimensionate  rispetto alle necessità. Ma in alcuni casi dove le istituzioni mancano, sono i cittadini a contribuire attraverso progetti di monitoraggio partecipati. E’ il caso del progetto di scienza partecipata NO2, No grazie! dell’associazione Cittadini per l’Aria. Nel suo ambito era previsto che i cittadini di Roma, Milano e Napoli misurassero dall’8 febbraio al 7 marzo 2020 la qualità dell’aria vicino a casa, a scuola, al posto di lavoro. I primi risultati non sono incoraggianti: “nelle principali vie dello shopping di Milano si registrano livelli di biossido di azoto (NO2) fino al 213% più elevati della soglia indicata a tutela della salute umana dal gruppo di studio dell’Oms.”

Un’iniziativa analoga è quella di Centralinedalbasso, il nome utilizzato in Italia dalle prime persone che hanno iniziato a seguire il progetto Luftdaten dell’OK Lab di Stoccarda, un progetto di citizen science e open source che si propone di misurare l’inquinamento atmosferico da particolato, in tempo reale e in modo diffuso sul territorio. E’ del 7 luglio la notizia della messa in rete dei dati delle prime 64 centraline gestite da privati cittadini che andranno a integrare i dati delle reti di monitoraggio ufficiali.

Di tutto questo parleremo stasera nella diretta live sulla pagine Facebook di Cittadini Reattivi con Fulvia Gravame, ecologista da Taranto; Giusi Nanè avvocata del Comitato Stop Veleni di Augusta Priolo Melilli, in provincia di Siracusa; Veronica Dini, avvocato, esperta di diritto ambientale e di mediazione nei conflitti ambientali da Milano.

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