Da mesi ormai si parla solo di Coronavirus e anche il sistema sanitario sembra fagocitato da questa emergenza. Esami cancellati, pazienti in attesa di un controllo, tutte le attività differibili e non urgenti sono state sospese. Spesso a data da destinarsi.
Nonostante da tempo un provvedimento di Regione Lombardia abbia previsto la riapertura delle strutture sanitarie, anche a ritmi ridotti per lasciare un cuscinetto dedicato alle emergenze Covid, le liste di attesa si allungano e abbiamo testimonianze di cittadini che, avendo chiesto un appuntamento in una struttura pubblica, si sono sentiti proporre dall’operatore al centralino l’indirizzo di una struttura privata.
Intanto molte persone sono bloccate in casa, in attesa di un tampone negativo che non sanno quando arriverà, mentre con grande senso di responsabilità portano a termine la loro una quarantena.
Questa incertezza ha determinato una riluttanza delle persone sia ad utilizzare l’app IMMUNI sia a partecipare all’indagine di sieroprevalenza promossa dal Ministero della Salute e realizzata dalla Croce Rossa per capire come si sta diffondendo il virus. La paura infatti è quella di innescare un circolo da cui non si sa come o quando si potrà uscire se si dovesse entrare in contatto con una persona positiva (nel caso dell’app), o risultare positivi (nel caso dell’indagine).
Vittorio Agnoletto: un’analisi approfondita della sanità lombarda
Un attento osservatore di questa situazione in Lombardia è Vittorio Agnoletto, medico e attivista che si sta battendo per una sanità pubblica che funzioni e che torni a dare il giusto peso alla medicina territoriale, primo polmone che deve assorbire l’impatto della malattia sul sistema sanitario ospedaliero.
In un’intervista Agnoletto ci ha raccontato con grande lucidità i problemi e le difficoltà di tanti pazienti che si trovano senza voce e senza strumenti per far valere il proprio diritto alla salute e al lavoro. E per fortuna ci ha anche fornito alcune soluzioni, o per lo meno risorse da utilizzare.
Come affrontare alcune situazioni di empasse in cui si trovano i cittadini
Vogliamo di seguito riproporvi questi suggerimenti in modo semplice e chiaro. Li potete comunque riascoltare direttamente dalla voce di Agnoletto, nell’intervista disponibile a questo link, dal minuto 11.
1. Visite ed esami già fissati cancellati senza riprogrammazione
Ai pazienti sono state annullate prenotazioni fissate da mesi senza che siano state riprogrammate.
COSA FARE:
Mandare una mail in cui si spiega la situazione
– all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) dell’ATS di riferimento
– per conoscenza al Difensore Civico
– i cittadini che abbiano particolare urgenza possono mettere in copia anche un avvocato.
A seguito di queste azioni ci si aspetta che il paziente venga richiamato per fissare un appuntamento.
2. Centri per disabili
Non viene data ai familiari la possibilità di avere il contatto con il proprio congiunto che sta all’interno della struttura, anche se la possibilità di aprire e garantire gli incontri c’è e dipende dalla singola struttura. In generale vengono applicate le stesse regole delle RSA ma l’utenza è completamente diversa – molte volte sono persone giovani, che non dovrebbero poter uscire, certo sempre rispettando le regole e con le attenzioni necessarie.
COSA FARE:
*Mandare una mail in cui si spiega la situazione
– alla direzione sanitaria o alla direzione generale dell’ente gestore
– al Difensore Civico.
3. Centri diurni per disabili
Queste strutture dipendono dai comuni, hanno la possibilità di riaprire ma ci sono spesso ritardi ingiustificati.
COSA FARE:
Mandare una mail agli assessori di riferimento.
4. Cittadini ancora in isolamento in attesa di test o tamponi dell’ATS
L’ATS non va a fare i tamponi o non invita la persona a presentarsi nel luogo dove vengono fatti i tamponi.
COSA FARE:
* Chiamare insistentemente l’ATS di riferimento
* Mandare una mail in cui si spiega la situazione
– alla Direzione Generale dell’ATS di riferimento
– all’URP dell’ATS
– per conoscenza al Difensore Civico
– per conoscenza a un avvocato
Il medico di famiglia non ha possibilità di sbloccare la situazione.
5. Persone che non hanno sintomi da molto tempo ma continuano a risultare positivi ai tamponi.
La scienza sta discutendo quale sia la ragione dietro a questi casi ma ad ora la legge diche che se il risultato del tampone è positivo bisogna rimanere in isolamento. Non c’è altra soluzione.
Approfittiamo per chiarire l’attuale situazione dal punto di vista dei rimborsi:
Il 30 giugno Regione Lombardia ha annunciato che a seguito dell’approvazione del “Pacchetto sanità”, alle persone risultate positive a un test sierologico, anche fatto in autonomia, verrà rimborsato il tampone successivo, che risulti positivo o negativo. Questa norma non è retroattiva, vale solo dalla data della delibera e in ogni caso non prevede il rimborso del sierologico iniziale.
Cosa ci riserva il futuro?
Intanto guardiamo con preoccupazione all’autunno, con l’arrivo delle influenze stagionali difficilmente distinguibili da una seconda ondata di Covid-19. “Ci sarà un problema di diagnosi differenziale che non è semplice da fare da soli”, spiega Agnoletto. “Certo che se alla ripresa autunnali, avremo a disposizione tamponi, test, USCA, programmi di assistenza domiciliare, se i medici di famiglia avranno gli strumenti e potranno andare a fare le visite a casa, allora questo diminuirà l’allarme sociale, perché il cittadino potrà avere in tempi brevi una risposta sulla sua condizione.”
Quindi la risposta sta in un piano sanitario molto ben organizzato. Che al momento però in Lombardia non sembra esserci. Anzi, con la verifica ministeriale della Legge Maroni (l. 23/2015) programmata ad agosto, da cui dipende la riconferma o la modifica dell’organizzazione dell’attuale sistema sanitario, l’incertezza è totale. Vittorio Agnoletto, insieme a molti comitati e anche Cittadini Reattivi chiede che la legge, ancora in fase di sperimentazione quinquennale, venga annullata e si torni ad un sistema sanitario davvero pubblico e con una medicina territoriale forte. Nel frattempo la commissione d’inchiesta regionale è ferma perché manca il presidente.
Anche a questo proposito, Cittadini Reattivi ha sollecitato il Difensore Civico con quesiti puntuali sulla trasparenza e su un piano futuro di gestione di una seconda ondata. Siamo in attesa di un riscontro, dopo che il Difensore ha riproposto alcuni quesiti al Direttore Generale alla Sanità di Regione Lombardia, da poco nominato, Marco Trivelli.
Occorre anche tenere sotto controllo come saranno utilizzati i soldi che saranno impiegati per rafforzare il sistema sanitario. “Regione Lombardia sembra non capire, perché le ultime misure sembrano rafforzare solo alcune strutture ospedaliere e non la medicina territoriale che è invece quella che necessita di un intervento prima di tutto”, commenta Agnoletto. Di questo è testimonianza anche la lettera aperta dei medici di famiglia al nuovo Direttore Generale della sanità lombarda, che abbiamo riportato a suo tempo sul nostro sito.
La risposta è sempre questa. Bisogna vigilare. La posta in gioco è alta.
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