In occasione dei cinque anni di pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco, “Laudato Sì dedicata alla cura del creato e alla custodia della nostra casa comune, la Terra, pubblichiamo l’intervento di un cittadino molto attivo, Franco Matrone, ecomedico, responsabile di Zero Waste Italy in Campania. Quella Campania Felix che combatte ogni giorno a viso aperto contro le ecomafie, a tutela dell’ ambiente, della salute e della legalità. Lo ringraziamo per queste sue riflessioni che condividiamo profondamente. L’ecologia integrale è un concetto che abbiamo fatto nostro e che va ribadito in questo momento di crisi causato dalla pandemia da coronavirus.

Oggi si chiude la settimana che la Chiesa di Roma ha dedicato ai cinque anni dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato Si sulla cura del creato e che sboccerà in un Anno speciale di anniversario. un Anno per riflettere sull’enciclica, da oggi 24 maggio fino al 24 maggio del prossimo anno 2021.

Facciamo un passo indietro. 

Era il maggio del 2015, si stava discutendo della preparazione della Conferenza di Parigi sul clima e arrivò l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco: una lettera pastorale di un Pontefice in chiave ecologista, un segno di questi nostri tempi. Fin da subito l’espressione “ecologia integrale” ha conquistato l’attenzione di tutti i media. Senza alcuna pretesa di riassumerne i contenuti e la portata, mi limito a estrapolarne alcuni spunti.

L’Enciclica prende il titolo dall’invocazione di San Francesco d’Assisi nel “Cantico delle creature” e raccoglie, in un’ottica di collegialità, anche diverse riflessioni delle Conferenze episcopali del mondo e si conclude con due preghiere, una interreligiosa ed una cristiana, per la salvaguardia del Creato.

“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra” così Francesco di Roma si pone sulla scia di Francesco d’Assisi per spiegare l’importanza di un’ecologia integrale che diventi un nuovo paradigma di giustizia, in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, risultino inseparabili. L’ambiente umano e ambiente naturale “si degradano insieme” e “il deterioramento dell’ambiente e quello della società, colpiscono in modo speciale i più deboli del Pianeta”.

Ed ecco perché “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. L’intreccio fra la dimensione sociale dell’ecologia e quella ecologica del benessere e dell’equità sociale è imprescindibile per l’efficacia di un progetto di sostenibilità dello sviluppo globalizzato, in un mondo con quasi 8 miliardi di abitanti, dentro il limite della compatibilità climatica e delle risorse naturali disponibili.

Eco_logia ed Eco_nomia quì trovano la stessa radice primigenia.

La transizione ecologica, per una società e un’economia circolare nell’uso delle risorse e climaticamente neutrali, è un cambio storico di civiltà che richiede tanta conoscenza scientifica e tanta buona e appropriata tecnologia.A volte l’impegno ambientale è anche economicamente conveniente per molte attività che generano benefici ambientali per evitare o limitare maggiori costi e danni.

Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea”.

Oggi non basta mettere anche l’ambiente in una lista di questioni da affrontare, occorre che sia visto e percepito come una effettiva priorità. L’Enciclica sollecita una più attenta riflessione sul fatto che senza visione si colga ben poco di quello che si vede e senza sensibilità si percepisca ancora meno. In questi cinque anni l’enciclica Laudato Sì ci ha profondamente influenzato, cambiando il nostro sguardo sulla realtà e il nostro stile di vita, aiutandoci a fare attenzione a dimensioni che prima forse nemmeno vedevamo spingendoci a intraprendere nuovi percorsi e a dare il via a nuovi processi.

Se qualcosa ci ha insegnato l’enciclica, è certamente a leggere la realtà, prestando attenzione alle connessioni tra le molte dimensioni – ecologica, economica, politica, sociale, culturale, etica, spirituale, di tutti i fenomeni.Facendolo, abbiamo esplorato sempre meglio il significato dell’espressione «ecologia integrale».

E la possiamo definire “integrale”, perché attraversa tutte le dimensioni della vita sociale e personale. Riguarda la sanità e la medicina, ma, anche l’economia e il lavoro, così come le abitudini quotidiane, la cultura e l’immaginario collettivo, su cui avrà conseguenze profonde e durature. Impatta anche sul rapporto con i media e le nuove tecnologie.

E proprio aggi arriva la bella notizia. Di fronte alle grandi sfide per l’economia globale causate della pandemia di coronavirus, un gruppo di 42 diverse istituzioni religiose di 14 paesi mette in pratica la richiesta di una giusta ripresa economica annunciando il proprio disinvestimento dai combustibili fossili, i maggiori responsabili del cambiamento climatico. Le misure di salvataggio e di recupero non devono rafforzare chi inquina. Mentre i governi di tutto il mondo effettuano investimenti sostanziali in una ripresa economica, le comunità religiose li esortano a pianificare a lungo termine e a focalizzarsi su una ripresa che sia equa e sostenibile.

E questo significa adottare misure pratiche ed efficaci per ridurre la nostra dipendenza letale dai combustibili fossili. L’annuncio di oggi proviene da istituzioni metodiste, anglicane, cattoliche e buddiste. L’ecologia integrale quindi diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana. Ecco il cuore della Laudato Sì.

Quest’Anno Speciale si concluderà nel 2021, ma mira a proporre un pubblico impegno comune verso la “sostenibilità totale” da realizzare in 7 anni. E questo quinto anniversario dell’Enciclica coincide con due grandi appuntamenti mondiali per quanto riguarda l’impegno di contrasto alla crisi dell’ambiente: scade quest’anno, infatti, il termine entro cui i Paesi devono annunciare i propri piani per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e sempre quest’anno si svolgerà la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità nell’intento di proteggere i luoghi e le specie che sostengono la vita sul Pianeta

Il Santo Padre evidenzia che la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”. Impegno che include anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per gli indigenti, l’accesso equo, per tutti, alle risorse del Pianeta.

Una diagnosi minuziosa dei gravi problemi da cui è affetto il Pianeta: inquinamento; cambiamenti climatici; scomparsa delle biodiversità; debito ecologico tra Nord e Sud del mondo, connesso a squilibri commerciali; antropocentrismo; predominio della tecnocrazia e della finanza, che porta a salvare le banche, a scapito della popolazione; proprietà privata non subordinata alla destinazione universale dei beni. Su tutto, sembra prevalere una “cultura dello scarto”, dell’usa-e-getta che porta a sfruttare bambini, ad abbandonare anziani, a ridurre gli altri in schiavitù, a praticare il commercio di diamanti insanguinati.

È la stessa logica di molte mafie, scrive papa Francesco, la logica dello scarto dei nascituri che non corrispondono ai progetti dei genitori. Di fronte a tutto questo, spiega l’Enciclica, occorre una “rivoluzione culturale coraggiosa” che mantenga in primo piano il valore e la tutela di ogni vita umana, perché la difesa della natura “non è compatibile col disimpegno all’accoglienza della vita” ed “ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umana”.

Certo, sottolinea l’Enciclica, bisogna investire nella formazione ad una ecologia integrale, per comprendere che l’ambiente è un dono di Dio, un’eredità comune da amministrare, non da distruggere. Bastano anche piccoli gesti quotidiani: fare la raccolta differenziata, non sprecare acqua e cibo, spegnere le luci inutili, coprirsi un po’ di più invece di accendere il riscaldamento. In questo modo, potremo sentire che “abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo e che vale la pena di essere buoni ed onesti”

E alcuni passi dello scritto di Papa Francesco ci suonanano da monito. «Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri […]. La Terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura […].

Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura»[…] L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano.]…]. Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi». 

Ecco, in poche ma significative parole, il grido di dolore di questo Papa straordinario che ha messo al centro del suo Pontificato, l’Ecologia nell’accezione più estensiva del termine. Per noi tutti è un imput ancora più pressante e stimolante all’impegno della tutela del bene natura e con esso dell’intera umanità

Non deludiamo Papa Francesco. 

Buon impegno a tutti noi.

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