Effetto “post lockdown”. Riaprire le fabbriche senza nessuna decisione concreta per diminuire l’impatto dell’inquinamento ambientale, che esisteva già ben prima del coronavirus, non può che acuire l’insofferenza delle popolazioni vessate.

Fonte: Associazione e Comitato Salute e Vita, Salerno

Come a Taranto dove Ilva non si è mai fermata, così succede a Salerno, dove le Fonderie Pisano hanno ripreso la loro attività il 4 maggio, proseguendo a rilasciare veleni nell’ambiente. Oltre 135 famiglie, insieme al Comitato e associazione Salute e Vita, hanno scritto al presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca e al sindaco di Salerno, per chiedere la pubblicazione dello Studio della Popolazione Suscettibile (SPES)

Abbiamo chiesto la pubblicazione del secondo studio anche attraverso una richiesta di accesso alle informazioni
– conferma Lorenzo Forte, presidente dell’associazione Salute e Vita. Richiesta che scadrà il 29 maggio. “La Regione Campania invece oscilla in maniera preoccupante tra il rinnovo dell’AIA per ben 12 anni e il “sospetto” di non poter far riaprire la fonderia, che ricordiamo, ha ripreso le attività dal 4 maggio, avvelenando di nuovo l’aria con emissioni nauseabonde, come dimostrano le numerose segnalazioni alle forze dell’ordine”.

Prosegue Lorenzo Forte: “Ricordiamo che la prima relazione dello studio SPES aveva già messo infatti in evidenza la presenza di dieci metalli potenzialmente tossici in una frazione rilevante del campione umano analizzato, nonché nel suolo circostante la Fonderia e nel fiume Irno”. Secondo il presidente dell’associazione Salute e vita “questo dato di fatto crea una correlazione tra la salute dei residenti della zona e l’attività scellerata dell’impianto”

E che dimostra che le tre matrici (aria, suolo e acqua) sono tutte interessate dalla scellerata condotta della proprietà Pisano che per anni ha operato in totale spregio delle norme ambientali. Ora sappiamo che lo studio è terminato e abbiamo ragione di credere che i risultati finali siano nelle mani del Governatore, come le sue dichiarazioni sembrano indicare“.

Ricordiamo che lo studio SPES è stato voluto proprio da Regione Campania per valutare la relazione tra inquinanti ambientali (Metalli pesanti, IPA, PCB, Diossine, ecc) e salute nel territorio campano, misurando in maniera sistematica biomarcatori di esposizione, di effetto o danno nei fluidi biologici. Con il fine di verificare eventuali differenze di rischio e/o di salute fra residenti nelle diverse aree territoriali campane.

Anche gli operai della fabbrica hanno scritto al presidente De Luca. Esattamente come a Taranto, il conflitto salute, ambiente, lavoro è ancora aperto e non è stato certo cancellato dalla pandemia. La crisi economica ha reso ancora più evidente, però, l’insostenibilità ambientale di impianti industriali obosleti.

Qui il testo della lettera inviata al presidente De Luca e al sindaco di Salerno Napoli dal Comitato e Associazione Salute e Vita e 135 famiglie.

Qui la petizione lanciata su Change.org per chiedere la chiusura definitiva dell’impianto

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