Con orgoglio, anche se non tempestivamente e ce ne scusiamo con l’autore, il nostro tirocinante Nicola Petrilli, annunciamo che lo scorso 3 giugno presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, Nicola ha discusso la Tesi dal titolo “La salute non è d’acciaio. Il caso Ilva” diplomandosi così al Master in “Analisi, Prevenzione e Contrasto della Criminalità Organizzata e della Corruzione” con votazione Ottimo.

Qui il link alla sua tesi, condivisa con i cittadini reattivi e le associazioni di Taranto che si sono battute e si battono per la giustizia (come Peacelink e Legamjonici).

A Nicola Petrilli, il secondo tirocinante da noi formato in questi anni, proveniente dal Master APC di Pisa insieme alla nostra Federica Mazzei, le nostre più fervide congratulazioni. Un ringraziamento caloroso per aver lavorato con noi in questi mesi, non semplici, e aver unito il metodo del giornalismo civico insieme a quello del ricercatore sociale, in modo egregio.

Con l’augurio che questa esperienza possa trovare uno sbocco professionale e di impegno concreto in questo campo. Perché il nostro Paese, come sosteniamo da sempre, ha bisogno di giovani menti, lucide, che sappiano leggere e interpretare fenomeni attraverso la conoscenza e l’elaborazione dei dati, l’esercizio del diritto di sapere e la collaborazione con la società civile.

Senza dimenticare quella parte della Pubblica Amministrazione che si batte per la trasparenza, che pure esiste e con la quale la nostra associazione dialoga da sempre in modo franco. Ringraziamo per questo il prof. Alberto Vannucci e tutto lo staff del Master APC per la collaborazione instauratasi in questi anni e per incoraggiare la crescita di una nuova generazione di cittadini e professionisti formati alla legalità, contro mafie e corruzione.

Ma il nostro pensiero va sempre alle cittadine e ai cittadini reattivi di Taranto che continuano la lotta per la giustizia, senza tregua e che sempre abbiamo seguito in questi anni. Anche questo è un modo per dare voce e dignità alle loro battaglie per la salute e l’ambiente e un lavoro sostenibile, riconosciute dalla sentenza di condanna dello Stato Italiano da parte della Corte per i Diritti Umani lo scorso 24 gennaio.

Targa al Quartiere Tamburi, Taranto

Lasciamo al dott. Nicola Petrilli le parole di presentazione della sua tesi che potete leggere, per intero, a questo link.

Un lavoro, quello sull’Ilva di Taranto, cominciato già durante il tirocinio a fine settembre 2018 e proseguito fino ai primi di maggio 2019 con la raccolta di informazioni, dati e soprattutto interviste a chi fa della partecipazione attiva e dell’ambientalismo uno stile di vita.
L’elaborato di Tesi si occupa della situazione socio-sanitaria ed ambientale che colpisce la città di Taranto. Una situazione disastrosa dovuta all’inquinamento emesso dalla più grande acciaieria d’Europa, l’Ilva.

Lo stabilimento dell’ex Ilva a Taranto – Foto di Luciano Manna – Peacelink

La prima parte del lavoro introduce l’argomento lungo un percorso storico (da Italsider alla gestione Riva, fino all’acquisizione del gruppo da parte di ArcelorMittal), passando poi ad un’analisi di tipo sociale, economica e politica: oltre ai problemi sanitari, alla mancanza di opportunità lavorative e di una diversificazione economica dovute alla “monocoltura” dell’acciaio,
Petrilli analizza il ruolo dello Stato e delle possibili infiltrazioni criminali.
Si è potuto così vedere, studiando il processo “Ambiente Svenduto” e alcune inchieste sul traffico di rifiuti, che il ruolo dello Stato -con una totale mancanza di trasparenza e assumendo una sorta di complicità (vedi Decreti “salva-Ilva”) – ha permesso illegalità e comportamenti illeciti.

Nel secondo capitolo la finalità è quella di comprendere più direttamente il fenomeno nato in contrapposizione al “mostro”: oltre ad un breve excursus su cosa sono i movimenti sociali e sul significato di partecipazione “dal basso”, lo studioso si sofferma sulle modalità di protesta, sulle principali associazioni e sui comitati tarantini. Ha inoltre dato spazio ad un’azione rivoluzionaria: la bonifica dei terreni con l’utilizzo di canapa, raccontando la vicenda di un ex-allevatore – Vincenzo Fornaro – che a causa della troppa diossina presente nei terreni ha dovuto abbattere tutti i suoi animali e convertire la propria attività.

L’ultima parte è dedicata a chi, in prima persona, si occupa della questione inquinamento: dando voce a chi ogni giorno vive la città, convive con i lutti e i drammi e, allo stesso tempo, sogna la chiusura dello stabilimento.

Una dimensione compatibile ed equilibrata della ricerca ha limitato ad un campione di cinque intervistati l’approfondimento di alcune questioni centrali: è arrivato il momento di chiudere l’Ilva?
Possono coesistere salute e lavoro a Taranto?
È possibile una riconversione dell’economia cittadina?

L’obiettivo finale della Tesi è quello di analizzare una questione socio-sanitaria ed ambientale che, nel silenzio generalizzato e nell’ipocrisia politica, sta martoriando un’intera città e una popolazione indifesa.
I tassi di mortalità e di malati di tumore – anche tra i bambini – sono sempre in aumento, come anche i livelli di inquinamento.
Per questo motivo urgono un cambiamento, una riconversione, un’alternativa. Economicamente e culturalmente.

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