“Negli anni si sono susseguite troppe leggi SALVA ILVA e nemmeno una Legge SALVA TARANTO!” Questo è quanto si legge nella piattaforma della manifestazione che si tiene oggi a Taranto per rivendicare bonifiche del territorio e riscarcimento dei danni causati dall’ILVA. Partito alle 9 il corteo si snoderà per le via della città fino ad arrivare a piazza Marconi e punta a ottenere rassicurazioni sull’uso del denaro che arriverà dal pattegiamento dei Riva.
Sono passati ormai 5 anni dal fermo giudiziaro degli impianti dell’acciaieria imposti dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente svenduto”, ma la città di Taranto continua ad avvitarsi sugli stessi problemi di allora: inquinamento, emissioni fuori controllo di polveri sottili e diossine, mancate bonifiche. Eppure nel corso degli anni, grazie anche all’opera di associazioni come PeaceLink, si sono accumulate sempre più prove di un avvelenamento in corso della città e del territorio circostante. Cittadini Reattivi ha ripercorso le tappe della questione ILVA in questo articolo. Lo scorso anno grazie a un’inchiesta uscita su Donna Moderna Rosy Battaglia ha dato voce a Genitori Tarantini, un movimento trasversale a tutta la società civile tarantina, composto da oltre 80 mamme e papà, impegnata da tempo nel denunciare i danni del polo industriale che ha portato diossine e metalli pesanti nel ciclo alimentare. Costretti a far crescere i figli in un ambiente avvelenato, i genitori devono convivere con la consapevolezza che i bambini di Taranto si ammalano di cancro il 54% in più rispetto ai loro coetanei del resto della Puglia, e la mortalità in età pediatrica (0-14 anni) è aumentata del 21% rispetto alle medie regionali.
Una verifica fatta nel 2013 da PeaceLink sugli ammalati di Taranto che hanno l’esenzione dal ticket per malattie tumorali ha mostrato dati sconcertanti: nei quartieri più vicini all’area industriale una persona su 18 ha il cancro. Di fronte a evidenze di inquinamento e danni alla salute sempre più allarmanti (ultimo dei quali i danni a livello neurologico sui bambini causati dalle polveri metalliche emesse dall’acciaieria) nel corso degli anni lo Stato più che tutelare i cittadini sembra che si sia preoccupato di tutelare la produzione di acciaio e il profitto che ne deriva, come dimostrano i ripetuti decreti Salva ILVA. In questo i lavoratori, minacciati dalla perdita di lavoro in caso di riduzione della produzione e dismissione degli impianti, sono stati messi di fronte al dilemma: lavoro o salute? Anche a loro si sono rivolti perciò gli organizzatori della manifestazione, invitandoli ad unire le forze.
L’occasione che si pone di fronte infatti è quella di poter tutelare salute e lavoro senza essere costretti a scegliere. Il patteggiamento della dirigenza dell’ILVA renderà infatti disponibili ingenti risorse per la città di Taranto. Al momento la situazione è in stallo dopo che il gip ha giudicato troppo esiguo il versamento di un miliardo e trecento milioni, ma il timore diffuso è che i soldi in arrivo possano venire impiegati per la riqualificazioni degli impianti dell’acciaieria per renderla più appetibile, in vista delle trattative di vendita. La domanda dei promotori della manifestazione, invece, è di mettere a disposizione i fondi per effettuare finalmente le bonifiche che la città e i suoi abitanti attendono da tempo. Queste operazioni potranno essere svolte direttamente dai lavoratori dell’ILVA, una volta riqualificati, dando una nuova prospettiva di sviluppo a Taranto in una direzione più compatibile con l’ambiente e più al passo coi tempi.
I manifestanti quindi chiedono che con i soldi del patteggiamento vengano effettuate bonifiche e le messe in sicurezza e venga istituito un fondo di risarcimento. Chiedono inoltre il fermo immediato delle fonti inquinanti e, come ulteriore forma di risarcimento, l’esenzione dalle tasse e dai ticket sanitari. L’intenzione è quella di non fermarsi alla manifestazione di oggi, ma di continuare ad organizzare eventi di richiamo cittadino affinchè a Taranto vengano finalmente rispettato i diritti dei cittadini alla salute e a un ambiente sano.