“Non basta parlare di pace. Uno ci deve credere. E non basta crederci. Uno ci deve lavorare.”
Eleanor Roosevelt
La marcia della pace, nell’alterna attenzione dei media italiani, è in ogni caso una delle più importanti manifestazioni europee e globali di mobilitazione dal basso contro le guerre. 23 Km da Perugia ad Assisi, nella terra di San Francesco, per ricordare a tutti, laici e cristiani i valori della convivenza pacifica.
Un cammino necessario anche per ricordare le responsabilità del nostro Paese e delle nostre imprese nelle guerre globali, come ha ricordato la Rete del Disarmo con l’apertura dell’inchiesta della Procura di Brescia sulle armi italiane in Arabia Saudita. Così come ricorderanno le Mamme No Muos che arrivano dalla Sicilia per testimoniare concretamente che la pace si coltiva anche impedendo l’installazione di opere militare in totale disprezzo delle norme del nostro stesso Stato (leggere “Lo Stato contro lo Stato e l’illegalità del M.U.O.S)
Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “non ci si può rassegnare alla strage e alle violenze di Aleppo”.
Intanto però, pur nell’entusiasmo delle decine di migliaia di persone che parteciperanno da tutta Italia, la domanda sorge spontanea: cosa possiamo concretamente fare?
Quanto è necessario educare alla pace e interessarsi a ciò che avviene in ambito militare e di difesa, nel nostro Paese
? Come possiamo condizionare le scelte che vanno contro l’articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra, così come chiedono tanti italiani e tanti cittadini reattivi da tutta Italia che parteciperanno?
Ci auguriamo che domani 9 ottobre 2016 segni un nuovo inizio e che si apra una stagione di confronto tra chi lavora concretamente per la pace in Italia. Occorre superare divisioni, essere trasparenti e proseguire insieme nell’esercitare con decisione la forza della pace.
Qui tutte le informazioni sulla marcia. Per seguire sui Social l’hashtag è #perugiassisi