30elode FiabLa società civile da tempo denuncia la pericolosità delle nostre strade e le difficoltà quotidiane che i ciclisti devono sopportare per aver scelto di muoversi in modo sostenibile. Allo scopo di catalizzare le forze, giovedì 1 ottobre la Federazione Italiana Amici della Bicicletta (Fiab), ha presentato a Montecitorio la campagna #30elode. In queste settimane infatti è in discussione la legge delega al Governo sulle modifiche al Codice della Strada, al cui interno sono previste norme per promuovere l’uso della bicicletta nei centri abitati. L’azione che si richiede è un abbassamento del limite di velocità a 30 chilometri orari. Il messaggio della campagna è stato affidato ai più piccini perché la loro salute e crescita dipendono anche dalla possibilità di potersi muovere sulle due ruote e non parcheggiati sui sedili posteriori di una macchina. I bambini tra i 6 e i 13 anni sono invitati a partecipare all’iniziativa inviando una mail al Presidente del Consiglio iniziando con “Caro Renzi, vorrei andare in bici perché …”. Tutto il materiale sarà caricato sul sito 30elode.org dove potrà essere condiviso. I contenuti che otterranno maggiori visualizzazioni riceveranno i premi forniti dagli sponsor.

Tutti esempi virtuosi a conferma della sensatezza della proposta ci arrivano da quei paesi europei dove il limite dei 30 è già stato introdotto. A Edimburgo, la percentuale di bambini che vanno a scuola in bicicletta è passata dal 4 al 12%. Oltre a essere aumentati del 5% in soli tre anni gli spostamenti in bici degli adulti.

Perché muoversi lentamente, in direzione ostinata e contraria?

La velocità automobilistica è la prima causa di morte tra i ciclisti. Nell’Europa allargata a 27, figuriamo al sedicesimo posto per uso della bicicletta ma al terzo per mortalità. Un rapporto che si spiega solo aggiungendo un’altro dato. Compariamo sul terzo gradino del podio per tasso di motorizzazione. In sintesi: troppe macchine disincentivano le persone a usare le due ruote perché il rischio di essere feriti -o peggio- è troppo alto.

Già nel 2012 la società aveva prodotto il movimento popolare #Salvaiciclisti, che traslava in Italia la campagna europea Cities fit for cycling, lanciata dal quotidiano Times dopo che una sua giornalista di 27 anni era stata investita da un camion. Oggi si sta pensando di dar vita a un soggetto istituzionale che possa portare avanti le istanze in modo trasparente. Per ragionare su questo modello, il movimento ha organizzato per sabato 10 ottobre un’assemblea a Roma presso l’ex Cartiera latina in via Appia antica, 42.

C’è voglia di lentezza e lo si chiede in tanti e nei modi più svariati. Due notti fa i cittadini di Roma, Bologna, Firenze, Torino, Trieste e Palermo si sono svegliati con segnali stradali fai-da-te disegnati sull’asfalto con vernice e bombolette spray, indicanti il limite di velocità di 30 chilometri orari.

Qualcosa si muove. E questa volta, non solo metaforicamente.

In ricordo di Luca Canonici, ideatore del logo di #Salvaiciclisti, travolto da un auto mentre era in sella alla sua bicicletta.

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