
Siamo di fronte a una crisi climatica e post-pandemica per la quale le azioni e le risposte devono essere concrete, compatibili e soprattutto generare innovazione.
Il cambiamento deve però coinvolgere tutti: dai cittadini fino alle istituzioni. E il momento di farlo è adesso. Il tema del turismo sostenibile, “lento” e che sappia far apprezzare e valorizzare le bellezze storiche, culturali e le tradizioni del nostro Paese è tornato d’attualità. Allo stesso tempo è doveroso rispettare le fragilità ambientali, il patrimonio artistico e culturale e la biodiversità naturale perché per fare una vacanza con un basso impatto ambientale, la prossimità rimane l’unico modo di fare turismo sostenibile. A sostenerlo è anche Luca Mercalli -metereologo e climatologo- che, neanche un anno fa su valori.it scrisse: “le emissioni globali di anidride carbonica prodotte dal turismo sono pari all’8% di quelle totali. Sono una bella fetta del gas serra che sta portando al surriscaldamento del Pianeta. Una quota rilevante, in cui sono compresi trasporti, cibo e consumi. […] Agire, quindi, per ridurre questo 8% è un dovere etico e morale per ciascuno di noi.”
Il turismo è solo business?
A livello mondiale, il turismo è un business che nel tempo è sempre stato in crescita, contribuendo al Pil globale tra contributi diretti, indiretti e indotti per circa 8800 miliardi di dollari l’anno a fronte di 1,4 miliardi di viaggiatori (dati riferiti al 2018).
E anche in Italia rappresenta un settore importante dell’economia, sia in termini di crescita e di occupazione che per la potenzialità di integrazione sociale e culturale. Si è già potuto riscontrare un netto calo degli introiti dovuto al blocco dei flussi turistici, che coinvolge di conseguenza anche il settore del commercio e della ristorazione. Infatti, secondo l’Istat “i primi effetti sono già emersi a febbraio, con il diffondersi dell’epidemia in molti paesi, ma è agli inizi di marzo che si è giunti all’azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale”. Rispetto al trimestre marzo-maggio 2019, quest’anno si sono persi 81 milioni di presenze di turisti stranieri (il 18,5% del totale annuale) e circa 9,4 miliardi di euro di mancati introiti.

“Più lentamente, meno, meglio, più bello”
È un fenomeno su cui bisogna assolutamente intervenire in modo da proteggere e tutelare i paesaggi, gli ecosistemi e l’ambiente e, per forza di cose, questo deve essere l’anno 0 per nuove strategie e opportunità. A partire dalle modalità di accoglienza proposte dalle strutture ricettive, fino alle azioni di ogni singolo viaggiatore.
Non ci sono più scuse: infatti, in tempi non sospetti -nel lontano 1985- c’era chi già lanciava l’allarme sul rischio di ciò che un turismo non controllato può portare e, in questi termini, se ne ragionava a I colloqui di Dobbiaco durante la prima edizione ideata e curata da Hans Glauber, pioniere e attivista nelle idee e nelle attività ecologiste in Alto Adige, che amava ripetere un motto diventato molto attuale per il tema del turismo slow: “più lentamente, meno, meglio, più bello”. È interessante, leggendo le Tesi de I colloqui di Dobbiaco 1985 notare che, sebbene siano trascorsi 35 anni, le tematiche che affrontiamo oggi erano già attuali e, purtroppo, ben poco è stato fatto. Anche all’epoca si discuteva di vulnerabilità del sistema alpino (in questo caso), dell’importanza economica, culturale e sociale che porta con sé il turismo, che deve diventare fonte di ricchezza e non di distruzione.
Durante l’edizione del 2015 de I Colloqui di Dobbiaco, dal titolo “Il turismo dolce. Alla fine solo un’illusione?” l’argomento è stato nuovamente preso in considerazione, lasciando intendere -già dal titolo- che in trent’anni non ci sia stato un vero cambiamento. A questo link, le tesi del 2015.

Dall’overtourism allo slowtourism: si può fare
Risulta doveroso, quindi, per questa prima estate all’insegna del Coronavirus, limitare il cosiddetto overtourism (l’eccessivo sovraffollamento di turisti), nelle città d’arte come per altre mete ambite nei periodi estivi, per diminuire la pressione antropica sia sulla natura che sulla popolazione locale.
Il sociologo Luca Ricolfi, della Fondazione Hume, in un’intervista all’Huffington Post, sottolinea come “la politica annacqua la verità per preservare la macchina dei consumi e la società signorile di massa” e che, proprio a causa delle riaperture delle attività “ricreative” di giugno, la curva dei contagi sta risalendo in diverse province. Inoltre aggiunge che il turismo è il problema “…non solo della situazione attuale, ma di tutta la storia del Covid-19. Il turismo, o meglio la pretesa della politica di proteggere il turismo a qualsiasi prezzo, ci è costato prima (nelle 2 settimane a cavallo fra febbraio e marzo) un imperdonabile ritardo nelle chiusure, a partire dalla tragica vicenda di Nembro e Alzano (o come successo, ad esempio, per le stazioni sciistiche del Trentino ai primi di marzo, ndr.).
E rischia di costarci ora una ripartenza dell’epidemia…”.
Se, nel 2019, la nostra Rosy Battaglia nella sua inchiesta su valori.it denunciava la paralisi del Governo nei confronti degli investimenti nel turismo e nei confronti di una nuova forma di turismo di “camminatori”, sembra che le cose stiano cambiando.
“cogliere le potenzialità d’Italia in un momento di crisi”
Infatti, la Fondazione Symbola insieme alla Fondazione IFEL -Istituto per la Finanza e l’Economia locale- pochi giorni fa ha presentato il “Rapporto Piccoli comuni e cammini d’Italia” patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo -MiBACT- e redatto in collaborazione con altre associazione come ad esempio l’ANCI, il FAI, il Touring Club e Legambiente. Lo scopo è quello di dimostrare come questo progetto sia fondamentale per un turismo che sappia cogliere le peculiarità del nostro paese.
Il presidente di Symbola, Ermete Realacci, infatti suggerisce che: “cogliere le potenzialità d’Italia in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando significa rafforzare anche il ruolo e il presidio dei piccoli comuni, di istituzioni e comunità locali. Tradizioni, cultura, bellezza, coesione, innovazione e creatività sono le chiavi di un’economia più a misura d’uomo […]. Possiamo far ripartire il turismo e l’economia e possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza indebolire la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia”.
Mete per un cambiamento possibile, anche in Lombardia
Sicuramente utile per gli amanti del trekking, delle passeggiate in bici o a cavallo è la guida stilata dal Touring Club e da Legambiente che raccoglie più di 200 possibilità di sentieri e percorsi per rilanciare il “turismo di prossimità” e di qualità.
O, ancora, il Sentiero dei Parchi, un percorso che collega 26 parchi in tutta Italia e che si candida ad essere considerato il Cammino di Santiago nostrano. È un progetto presentato in occasione della Giornata Europea dei Parchi, in cui il Ministero dell’Ambiente, guidato dal ministro Sergio Costa, si impegna -con un investimento di 35 milioni di euro- in collaborazione con il CAI (Club Alpino Italiano), allo sviluppo e al mantenimento delle aree protette per promuovere l’educazione ambientale, con un occhio di riguardo all’eco-turismo.
Come detto, le iniziative per un turismo accessibile a tutti e rispettoso dell’ambiente sono tante.
È un piacere ricordarvi anche il progetto realizzato dall’Associazione Calimali che come Cittadini Reattivi seguiamo già da alcuni anni: grazie all’attivismo dei volontari e del presidente Claudio Caccin hanno ridato vita e riqualificato il territorio circostante il fiume Olona, nel comune di Fagnano Olona. Grazie al loro impegno hanno creato “Calipolis, la città dei Calimali“, dando vita ad un vero e proprio “Approdo del Parco medio Olona” per gli amanti della natura, a pochi passi dalla città. Un progetto ricco di cultura, di ecologismo e di laboratori dedicati ai bambini e ai ragazzi rigorosamente “plastic free”. Piccoli accorgimenti, di grande valore per ripartire con il piede giusto dopo il lockdown.
Sono passati sette anni da quando la storia di Cittadini Reattivi partì proprio dalle sponde dell’Olona e guardando le immagini di allora con quelle di oggi, si può intuire come esiste una mano dell’uomo che anzichè distruggere il territorio può prendersene cura.
Immagini dall’approdo dei Calimali, valle Olona, lungo la Via Francisca del Lucomagno
La Via Francisca del Lucomagno raccontata da Marco Giovannelli
L’Approdo del Parco medio Olona è attraversato anche dalla Via Francisca del Lucomagno, un’antica via romana-longobarda che da Costanza, attraversando la Svizzera, arriva fino a Pavia. Da lì, collegandosi alla più nota Via Francigena si può giungere fino a Roma.
Queste e tante altre informazioni si possono trovare anche sulla guida ufficiale del cammino, edita da Terre di Mezzo Editore. Presentata il 9 giugno dal suo coautore e coordinatore del progetto di valorizzazione del percorso, Marco Giovannelli, direttore di VareseNews e, fin dagli inizi del nostro progetto, sostenitore di Cittadini Reattivi. La guida “La via Francisca del Lucomagno” presenta 8 tappe, dalla Svizzera fino a Pavia, per un percorso di 135 km percorribili a piedi o in bicicletta e segnalato da oltre 1000 segnavia.
Sono coinvolte 3 province (Milano, Varese e Pavia) e 41 comuni dove, i camminatori, possono trovare diversi punti di accoglienza e di ristoro: ad oggi, ci sono 40 strutture ricettive con oltre 600 posti letto a disposizione. La Lombardia si ritrova tutt’ora nella morsa dell’epidemia, i tassi di inquinamento sono nuovamente aumentati e l’economia, subito un duro contraccolpo, ha bisogno di nuove opportunità di rilancio: queste esperienze possono essere d’aiuto per lo sviluppo locale dei territori, e delle persone.
Di fronte alla crisi abbiamo diverse possibilità e ognuno reagisce con la propria energia. Io ho scoperto la bellezza del cammino.
Infatti, citando lo stesso Marco Giovannelli, un cammino può aiutare anche l’individuo a riconnettersi alla sua essenza più profonda, e alla natura: “ho iniziato a camminare dopo un momento difficile della mia vita. Di fronte alla crisi abbiamo diverse possibilità e ognuno reagisce con la propria energia. Io ho scoperto la bellezza del cammino. La mia prima esperienza è stata la Via Francigena percorrendola tutta in due periodi diversi dal Gran San Bernardo a Roma. Ora lavoro per valorizzare la Via Francisca, convinto che l’esperienza del cammino inizi dalla propria casa. L’incontro, l’ascolto e la condivisione sono una grande ricchezza e viverli a pieno permette di scoprire meglio sé stessi.”
Concludiamo questa breve “guida” di Cittadini Reattivi per un turismo ecosostenibile riportando un ulteriore esempio, per noi molto significativo, di come si possa unire il turismo all’educazione ambientale. Si tratta di un progetto nato in Sardegna grazie all’attivismo di un gruppo di ragazzi che, unitisi nell’Ecoistituto del Mediterraneo, hanno deciso -oltre ad occuparsi di didattica e di consulenze sempre di tipo ambientale- di prendere in gestione diverse tipologie di strutture, dai musei fino ad un ostello sull’isola di Sant’Antioco, dimostrando come l’attivismo civico e la resilienza possano rigenerare territori abbandonati.
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