I Colloqui di Dobbiaco: cosa sono?
#I Colloqui di Dobbiaco è un evento che dal 1985 raccoglie idee, proposte e progetti riguardanti le tematiche ambientali di maggior rilievo. Per questa trentesima edizione è stato scelto il tema delle foreste, decisione presa dagli organizzatori ancor prima dei vari incendi che hanno distrutto i boschi della Siberia e parte delle foreste in Amazzonia, ma di poco successiva alla tempesta “Vaia” che a fine ottobre 2018 ha devastato boschi e foreste comprese tra il Veneto e il Trentino Alto-Adige provocando danni enormi.
Organizzati dall’Accademia dei Colloqui di Dobbiaco, la trentesima edizione si è svolta dal 27 al 29 settembre presso il Centro Culturale Euregio Gustav Mahler di Dobbiaco, una località di montagna situata nella Provincia Autonoma di Bolzano, al confine con l’Austria. Dobbiaco è un luogo di incontro tra diverse culture, che ha fatto proprio della cultura e del turismo consapevole un’importante fonte di sostentamento.
#I Colloqui di Dobbiaco nacquero nel 1985 da un’idea di Hans Glauber, sociologo, artista, alpinista ed ecologista altoatesino. Rappresenta, tutt’oggi, -a più di dieci anni dalla sua scomparsa- una figura di spicco nel territorio, e il suo attivismo in difesa dell’ambiente è ancora apprezzato. Hans Glauber, pioniere nelle idee e nelle attività ecologiste, è stato anche co-fondatore e presidente per diversi anni dell’Ecoistituto Alto-Adige di Bolzano. Dal 1985 al 2007 è stato curatore, ideatore ed organizzatore de #I Colloqui di Dobbiaco. Anche in questa trentesima edizione è stato ricordato da chi negli anni successivi alla sua scomparsa ha preso in mano l’organizzazione: Wolfgang Sachs e Karl-Ludwig Schibel. E’ stata, così, ricordata anche una frase ideata dallo stesso Hans Glauber, che amava ripetere e che aveva assunto come stile di vita: “langsamer, weniger, besser, schoner” che, tradotta in italiano significa: “più lentamente, meno, meglio, più bello“. Poche parole che accolgono in sé tanta verità e che riguardano una vera e propria scelta consapevole: dall’economia alla società, tutto dovrebbe andare più lentamente, con meno, per puntare al meglio e alla bellezza.
In queste trenta edizioni le tematiche affrontate hanno sempre riguardato problematiche ambientali analizzate con diversi approcci: economico, politico, sociale, educativo ed ecologista. Nelle passate edizioni, ad esempio, si è parlato di turismo (focalizzando l’attenzione su quello di montagna), di mobilità e delle sue alternative, di agricoltura, di energia, di suolo, di scuola e dell’importanza dell’educazione ambientale, di sharing economy e della cosiddetta Era Solare.
La trentesima edizione de #I Colloqui di Dobbiaco: “Che cosa sanno gli alberi? Incanto e tormento delle foreste”
Come #CittadiniReattivi abbiamo deciso di partecipare a questo convegno spinti dall’attenzione che bisogna dare, sempre più, al nostro patrimonio naturale, oggetto oltre che delle vessazioni dell’uomo, anche del cambiamento climatico. L”incanto e tormento delle foreste”, forse risponde a un’idea romantica dei boschi e della loro vita all’interno, ai suoni, ai colori e ai profumi ma anche ai problemi e alle difficoltà che boschi e foreste devono temere, il più delle volte, proprio a causa della pervasività dell’uomo.
Tre giorni di conferenze, lavori di gruppo e seminari cominciati il 27 settembre con un’escursione guidata nei boschi dell’Alta Pusteria, con una tavola rotonda e proseguiti sabato 28 e domenica 29 con gli interventi di diversi relatori che hanno seguito vari approcci culturali: non solo scientifici ma anche filosofici e sociologici. La sera di sabato 28, inoltre, c’è stata la tradizionale cena a base di canederli, uno dei piatti tipici della cucina locale, nei pressi del lago di Dobbiaco.
Gli interventi sono stati molti, tutti con lo scopo di rendere consapevole il pubblico dell’importanza che hanno i boschi e le foreste nel contrasto ai cambiamenti climatici.
Il bosco è una comunità complessa nella quale scorre un flusso di energia; bosco significa collaborazione tra piante, animali e uomini. E non bisogna dimenticarsi -come sostiene Daniele Zovi, fino al 2017 Generale di brigata Corpo Forestale dello Stato, scrittore e divulgatore e relatore ai Colloqui- “che gli alberi hanno vista, tatto, olfatto, dormono, comunicano ed entrano in relazione tra di loro”. Ha spiegato inoltre che “nel bosco, sotto i nostri piedi, c’è un “internet vegetale” nel quale scorrono zuccheri, elementi e altre informazioni, formando una rete di collegamenti grazie alle radici”.
Durante il suo intervento è stato anche ricordato che il territorio del nostro paese è ricoperto per il 38% da boschi, un dato confortante poiché significa che negli ultimi 100 anni la percentuale boschiva è raddoppiata; la percentuale planetaria è del 25%, con ovvie differenze da zona a zona. Quando l’uomo lascia una parte di territorio, un piccolo spazio, il bosco arriva. E dove l’uomo non interviene per modellare il bosco (solitamente vengono privilegiate le conifere), quest’ultimo è ricco di biodiversità: funghi, animali e piante diverse che riescono a rispondere meglio alle perturbazioni atmosferiche.
Si è parlato molto anche dei cambiamenti climatici e del ruolo delle foreste: oramai c’è un consenso scientifico sull’aumento delle temperature e sulla riduzione delle precipitazioni -quindi minore umidità del suolo-, il che è dovuto anche a fattori antropogenici. E’ in aumento il gas serra CO2, della quale metà rimane in atmosfera (influendo quindi sul riscaldamento globale) e l’altra metà rimane nelle foreste e negli oceani.
Come ha brillantemente spiegato la dottoressa Rossella Guerrieri -ricercatrice al CREAF di Barcellona- “grazie alla fotosintesi, le foreste assorbono il 30% dell’anidride carbonica e traspirano il 40% dell’acqua delle piogge intercettate: questi processi intrinsecamente legati e influenzati da fattori ambientali e antropogenici, sono alla base della vitalità delle foreste e hanno un ruolo fondamentale nel processo di mitigazione del surriscaldamento globale in atto”.
I cambiamenti determinati dall’uomo all’ecosistema: dallo sfruttamento agricolo in alta quota all’urbanizzazione in fondo valle
Un’altra tematica affrontata e discussa -in particolare dalla dottoressa Ulrike Tappeiner, biologa, direttrice dell’Istituto per l’ambiente alpino EURAC Research e presidente della Libera Università di Bolzano- riguarda la biodiversità dell’Arco Alpino: l’esodo dello sfruttamento agricolo dalle quote più elevate, meno produttive e più isolate, l’incremento dell’urbanizzazione nelle aree di fondovalle e i cambiamenti climatici dovuti alle attività dell’uomo hanno modificato, oltre alla biodiversità, le funzioni ecologiche e i cosiddetti “servizi ecosistemici”, ossia i benefici degli ecosistemi alla qualità della vita dell’uomo. “In Alto-Adige -sostiene la dottoressa Tappeiner- si fa molta ricerca per tutelare la biodiversità, anche per contrastare dati allarmanti: ad esempio, una ricerca del 2017 sostiene che negli ultimi 20 anni sono spariti il 75% degli insetti”.
Dalla tempesta Vaia alla resilienza delle foreste: gli interventi degli esperti
Durante #I Colloqui di Dobbiaco sono stati presentati anche dei video (molto interessante l’intervento di Suzanne Simard a “Ted Talk”, qui il link al video, ndr.); i partecipanti hanno potuto prendere parte a dei “gruppi di lavoro” con diverse tematiche da affrontare e discutere; ed infine è stata organizzata una tavola rotonda di discussione su come sia possibile aumentare la resilienza delle foreste a cui hanno preso parola esperti forestali, tra cui Mario Broll -direttore forestale della Provincia autonoma di Bolzano-, Gigi Casanova -vicepresidente CIPRA e portavoce del Mountain Wilderness Italia di Moena (BZ)- e Giustino Tonon – professore di Forest Ecology della Libera Università di Bolzano-, i quali hanno spiegato i nuovi rischi per i territori colpiti dalla tempesta Vaia che in poche ore ha abbattuto circa 16 milioni di alberi. Oltre ai rischi idrogeologici, c’è molta preoccupazione per valanghe e frane e per l’arrivo di nuovi parassiti che possono attaccare i tronchi a terra. E’ fondamentale, quindi, una nuova pianificazione dei territori e soprattutto -come spesso ci si augura- una scossa politica.
#I Colloqui di Dobbiaco si sono conclusi con un piccolo spazio lasciato a tre attivisti di #FridaysForFuture del comitato di Bolzano, che hanno raccontato ad un pubblico entusiasta della loro presenza, della manifestazione per il clima svoltasi il 27 settembre a Bolzano e in molte città italiane e del mondo.
Non basta piantare gli alberi per ridurre gli effetti del climate change. Occorre ridurre le emissioni e l’inquinamento
Si è anche giunti alla conclusione che piantare alberi -come spesso si sente parlare di grandi progetti e idee dai media- non è una soluzione: è sicuramente un aiuto ma, anche a causa dei tempi di crescita degli alberi stessi, non risolve il problema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Il primo passo da fare è ridurre le emissioni.
Inoltre, ogni anno, a conclusione dei Colloqui di Dobbiaco, il comitato scientifico redige le tesi conclusive a cui si è giunti durante il convegno. Qui – a questo link – potete trovare a titolo esemplificativo le tesi dello scorso anno. Presto verranno stilate le conclusioni di questa edizione 2019.
Vorrei concludere questo reportage sui Colloqui di Dobbiaco citando il poeta e scrittore Hermann Hesse, che nel libro “La natura ci parla”, descrive cosa rappresentano per lui gli alberi e le foreste:
“Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori.
Io li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti.
E ancora di più li adoro quando stanno isolati.
Sono come uomini solitari.
Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzsche”.
(…)
“gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità.
Essi non predicano dottrine o ricette, predicano, incuranti del singolo, la legge primordiale della vita”.
A cura di Nicola Petrilli