“La Corte ha riscontrato una violazione del diritto alla vita a causa dell’incapacità dello Stato italiano di affrontare il problema dell’abbandono, dell’interramento o dell’incenerimento di rifiuti su terreni privati, spesso ad opera di gruppi criminali organizzati, nelle zone della regione Campania note come Terra dei Fuochi.

La Corte ha indicato che l’Italia dovrebbe elaborare una strategia globale per affrontare la situazione della Terra dei Fuochi, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e creare una piattaforma di informazione pubblica”

Si legge così nell’home page del sito ufficiale della Corte Europea per i Diritti Umani, a proposito del ricorso “Cannavacciuolo and Others v. Italy”.

Un’altra amara, amarissima vittoria per le cittadine e i cittadini reattivi italiani, questa volta della Campania, che sono dovuti ricorrere all’Alta Corte di Strasburgo per vedere riconosciuto il loro diritto alla vita salubre, in quella che una volta era la Campania Felix, ma che ha assorbito per decenni gli sversamenti dei veleni e dei rifiuti industriali del nord, perpetrati da mafie ed ecomafie, con connivenze a ogni livello.

Sono passati più di dieci anni dal decreto Terra dei Fuochi e solo nel 2020, lo Stato Italiano, grazie all’intervento dell’allora Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, aveva riconosciuto Giugliano come Sito di Interesse Nazionale, (SIN). Cos’è un SIN?  Non ci stancheremo mai di denunciarlo: i siti di interesse nazionale, 60 in Italia tra regionali e nazionali, sono quelle aree così contaminate dal punto di vista ambientale da avere avuto ricadute certe sulla salute degli abitanti e le cui bonifiche, in assenza dell’identità di chi ha inquinato, spettano allo Stato italiano.

Non è la prima condanna per i governi italiani

In precedenza la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) si è pronunciata sia nel 2019 che nel 2022 per altre 5 condanne, in riferimento al disastro ambientale e sanitario di Taranto, di cui ci siamo ampiamente occupati e sulla quale stiamo preparando il documentario-inchiesta Taranto Chiama.

Mentre la Corte Europea di Giustizia si è pronunciata il 25 giugno 2024 sempre a proposito della causa inibitoria dei Genitori Tarantini che chiedono la chiusura dell’acciaieria ILVA; e il 29 luglio 2024 rispetto all’inquinamento della Caffaro che riconosce il risarcimento dei danni ambientali nei siti  di Brescia, Torviscosa e Colleferro.

Sentenze che non arrivano casualmente ma che sono mosse dagli stessi cittadini che, inascoltati dalle istituzioni italiane, si sono rivolti alle Corti internazionali, mentre da decenni medici ed epidemiologi pubblicano dati e report, come SENTIERI, sull’impatto sanitario causato dell’inquinamento industriale e dalla criminalità ambientale.


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