“Salviamo la Lombardia. La salute non è una merce, la sanità non è un’azienda”, comincia così l’appello della manifestazione di sabato 7 novembre davanti a Palazzo Città di Lombardia indetta da diverse associazioni lombarde aderenti al Coordinamento Nazionale per il diritto alla Salute Campagna Dico 32! Salute per tutte e tutti, promosso da Medicina Democratica e tante organizzazioni di cittadinanza attiva.
Ma, a causa delle ultime restrizioni Covid e per un senso di responsabilità degli organizzatori e delle varie associazioni aderenti, l’evento assume una modalità diversa di partecipazione. Il sit-in “statico” in presenza sarà limitato ad un numero contenuto di persone, in rappresentanza delle diverse realtà che hanno aderito e promosso la manifestazione. Il sit-in verrà comunque convidiso anche in modalità online dando voce ai protagonisti di questa emergenza: il personale sanitario, amministratori pubblici, cittadini e comitati.

L’evento verrà trasmesso sulla pagina Facebook di Campagna Dico 32! Salute per tutte e tutti e verrà condiviso anche dalla pagina di Cittadini Reattivi. L’orario di inizio è confermato per le ore 10, mentre alle ore 11 verrà trasmessa la conferenza stampa con Vittorio Agnoletto, Luca Venneri e altri ospiti, in fase di definizione.
La manifestazione di piazza è, quindi, solo rimandata a quando la situazione epidemiologica sarà tornata alla normalità o quando sarà meno rischioso prendere parte a iniziative pubbliche.

L’iniziativa, resta, a ogni modo, la seconda mobilitazione civica, dopo quella del 20 giugno, in cui nonostante 16mila morti, appena usciti dal lockdown, i contagi erano decisamente in calo e si pensava che la gestione dell’emergenza dopo i primi errori primaverili, sarebbe stata più efficace. Anche per questo come Cittadini Reattivi associazione, avevamo scritto al Difensore Civico della Lombardia, sperando che un nuovo piano pandemico sarebbe stato approntato durante l’estate. Che si sarebbero rafforzati i servizi sanitari territoriali, come i tanti appelli arrivati dai medici di base delle province più coivolte, Brescia, Milano e Monza, avevano denunciato.

Invece, poco o nulla è stato fatto per arginare dall’ennesimo tsunami gli ospedali lombardi e le terapie intensive, frenando l’arrivo di pazienti infetti nei pronto soccorso, magari attivando le USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, correndo in aiuto, così dei medici di famiglia.

La cosiddetta “seconda ondata” è arrivata travolgendo la sanità in Lombardia: in poche settimane si è ritrovata anche questa volta ad essere la Regione più colpita in Italia, il sistema di tracciamento dei contagi è saltato in poco tempo e oramai si parla di limitare i tamponi ai soli soggetti che mostrano sintomi, tralasciando le verifiche sui cosiddetti contatti, come noi stessi abbiamo appurato. La regione Lombardia è diventata così, in base all’ultimo Dpcm del 3 novembre, zona rossa

Infatti, a distanza di neanche cinque mesi, si torna a manifestare il dissenso e, come si legge dall’appello degli organizzatori a cui hanno aderito più di 40 associazioni da tutta la Lombardia, i punti chiave sottolineati riguardano: “[…] l’impreparazione del “sistema” sanitario regionale, non si è trattato solo di sbagli di fronte a un evento che non si conosce compiutamente nemmeno ora, ma di un “errore sistemico”: il prodotto di decenni di smantellamento e deriva del servizio sanitario pubblico la cui ultima vetta è stata la cosiddetta “riforma Maroni” (LR 23/2015). Definanziamento del servizio pubblico, ospedalocentrismo, riduzione e abbandono della medicina territoriale e dei medici di base, l’aziendalismo quale vettore di una logica privatistica anche nella sanità pubblica, monarchie dei direttori generali, gigantismo di ATS e ASST, si sommano con i limiti che il servizio sanitario nazionale ha mostrato.”

I comitati promotori e chi vi aderisce sono chiari anche nelle richieste e nelle proposte. Le riportiamo come da appello:

  • Commissariamento della Sanità lombarda come chiesto da più di 90.000 cittadini (richiesta già fatta durante la manifestazione del 20 giugno, ndr.).
  • Abrogazione della “riforma Maroni” e blocco delle iniziative di “autonomia differenziata”.
  • Revisione delle decisioni di chiusura e “fusione” tra ospedali.
  • Ricostruzione di un servizio sanitario regionale basato sulle strutture pubbliche garantendo la partecipazione delle popolazioni interessate nella programmazione.
  • Potenziamento della medicina territoriale e dei dipartimenti di prevenzione con idoneo sostegno e riformulazione delle convenzioni con i medici di base, costruzione delle “case della salute” come ambiti di incontro delle necessità delle persone in termini di salute nei luoghi di lavoro, di residenza e di tutela ambientale come pure di medicina scolastica, di genere e di salute mentale.
  • Superare ogni logica privatistica eliminando i privilegi delle strutture private e ridurre le liste d’attesa nel pubblico.
  • Ripubblicizzazione delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e inclusione delle loro prestazioni nei Livelli Essenziali di Assistenza riconoscendone integralmente la valenza sanitaria di servizio.
  • Abrogazione delle delibere regionali sui “cronici” coordinando la “presa in carico” della persona anziché le singole patologie ai “gestori”, per lo più privati o con approccio privatistico.
Fonte: Medicina Democratica



Per maggiori informazioni e per rimanere aggiornati sulla manifestazione, a questo link trovate l’evento Facebook che gli organizzatori aggiorneranno in caso di ulteriori variazioni.
Per seguire la diretta online i link sono questi:
Campagna Dico 32!
Cittadini Reattivi

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