La COP29 si è conclusa fa tra critiche e insoddisfazione. Nonostante i continui avvertimenti del mondo scientifico, le richieste sempre più forti da attiviste e attivisti, cittadine e cittadini e dei segnali sempre più evidenti degli eventi climatici estremi in tutto il mondo, i leader internazionali non sono riusciti a trovare un accordo decisivo.
Va anche ricordato che che in questa Conferenza della Parti ci sono state diverse assenze rilevanti. Tra queste, quella della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del presidente francese Emmanuel Macron, del neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump e di quello ancora in carica Joe Biden, del premier australiano Anthony Albanese, di quello canadese Justin Trudeau, del primo ministro giapponese Fumio Kishida, della neoeletta presidente del Messico Claudia Sheinbaum e del presidente brasiliano Lula da Silva. Quest’ultimo, tra le altre cose, nonostante l’impronta ambientalista è stato recentemente criticato per il suo recente ingresso nell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio).
Di fianco alle assenze, però, vogliamo ricordare delle presenze un po’ ingombranti. Parliamo di quelle di più di 1.700 lobbisti del fossile. Come avevamo riportato su Cittadini Reattivi, più di 450 organizzazioni di tutto il mondo si sono riunite nel Kick Big Polluters Out (Cacciamo i grandi inquinatori) e hanno conteggiato il numero dei rappresentanti legati al settore fossile, rilevando che il loro numero è stato addirittura superiore delle delegazioni dei 10 Paesi più vulnerabili.
Gli accordi finali
Riportando le Nazioni Unite, nella battuta finale della COP29 i Paesi ricchi si sono impegnati a fornire almeno 300 miliardi di dollari all’anno per combattere il cambiamento climatico, con l’obiettivo di raggiungere almeno 1.300 miliardi di dollari entro il 2035. Tuttavia, i Paesi in via di sviluppo – che avevano chiesto oltre 1.000 miliardi di dollari, hanno giudicato l’accordo insufficiente e offensivo, ritenendo che non affronti adeguatamente la crisi climatica.
Tra gli accordi raggiunti segnalati dalle Nazioni Unite poi, ci sono:
- La creazione di un mercato globale del carbonio sostenuto dalle Nazioni Unite per incentivare la riduzione delle emissioni, incentivando progetti più rispettosi del clima e facilitando lo scambio di crediti di carbonio.
- L’estensione di un programma su uguaglianza di genere e cambiamento climatico.
Un risultato ambizioso?
Come riportano le Nazioni Unite, il vertice ha visto forti tensioni e momenti di stallo tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, con l’abbandono dei negoziati da parte di alcuni rappresentanti.
Lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite Antònio Guterres ha dichiarato che sperava: “In un risultato più ambizioso sia sul piano finanziario che sul piano della mitigazione per affrontare la grande sfida che abbiamo di fronte”.
“Ma questo accordo fornisce una base per costruire e deve essere onorato per intero e nei tempi previsti. Gli impegni devono diventare rapidamente denaro contante”, ha aggiunto Guterres.