
Reportage, dati e una petizione online al presidente del Consiglio per chiedere 5 misure per la trasparenza sull’amianto
Un viaggio che è partito esattamente l’8 aprile 2013, mentre eravamo alle prese con la raccolta di materiali e notizie per la nostra prima inchiesta “L’Italia è un Paese da bonificare“.
Quel giorno ci trovavamo a Casale Monferrato, sito di interesse nazionale e abbiamo assistito alla presentazione del Piano Nazionale Amianto, voluto dall’allora Ministro della Sanità Balduzzi, piano attualmente arenato alla Conferenza Stato-Regioni senza fondi.
Ma, come sa bene chi ci ha seguito in questi due anni di informazione civica, non abbiamo più smesso di occuparci di amianto e abbiamo continuato a raccogliere le segnalazioni che arrivano dai comitati e le testimonianze delle associazioni dei familiari e delle vittime di tutta Italia.
Fino a quando, da luglio dell’anno scorso, siamo approdati su Wired Italia.
Anche per questo, oggi, siamo orgogliosi di annunciare che, finalmente, ha visto la luce una vera inchiesta di interesse pubblico “Il prezzo dell’amianto” nata dall’unione del giornalismo civico e del data driven journalism, il giornalismo guidato dai dati come ben spiega Guido Romeo, (senza il quale il progetto non si sarebbe certo realizzato con questa complessità) nella presentazione, realizzata in team oltre che da Rosy Battaglia da Davide Mancino e Gianluca De Martino.
“Questa non è un’inchiesta come le altre. Per realizzare gli articoli che trovate sul numero cartaceo di Wired di aprile e i contenuti di queste pagine non abbiamo rinunciato agli strumenti tradizionali del giornalismo, andando sul campo per incontrare chi oggi lotta con la contaminazione da amianto. Ma è solo con gli strumenti del data journalism che abbiamo potuto misurare davvero quanto è vasto e capillare il problema, e mappare i 38mila siti contaminati censiti dal ministero dell’ambiente.
Questi sono dati che le istituzioni non hanno mai rilasciato in formato aperto, ma che abbiamo scelto di pubblicare in open data perché li riteniamo di irrinunciabile interesse pubblico. La fotografia che descrivono, d’altra parte, è molto parziale. Le nostre stime indicano che, quasi sicuramente, il reale numero dei siti contaminati da amianto è dieci volte più alto. É solo il calcio d’inizio, quindi. L’inchiesta, partita dall’esperienza di giornalismo civico di Cittadini Reattivi, proseguirà online nelle prossime settimane coinvolgendo anche i cittadini ed è collegata alla petizione #AddioAmianto“
Online trovate la prima parte del lavoro, quella relativa ai dati, da cui siamo partiti, con le mappe interattive, consultabili e scaricabili in open data sia dei siti contaminati che dei dati epidemiologici. In edicola dai prossimi giorni il reportage e l’inchiesta con cui si è cercato di dipanare la fitta matassa di responsabilità intorno al problema amianto, a ventitre anni dalla legge 257/1992 che ha bandito la fibra killer dall’Italia, ma non imposto la sua bonifica.
Per tutto aprile e già da martedì continueremo a raccontare e documentare, online sempre dal sito di Wired, come avevamo iniziato a fare già nei mesi precedenti, quanto è emerso dal nostro viaggio nei territori contaminati.
Wired ha deciso anche di sostenere come testata la lotta all’amianto con la petizione #AddioAmianto , appello che vi invitiamo a diffondere e sottoscrivere.
Noi lo abbiamo già fatto.
Rosy Battaglia
Presidente Associazione Cittadini Reattivi
Giornalista freelance, autore di Wired Italia
Molto bene